Rita Coitinho: riguardo il leninismo
contemporaneo
In un discorso diretto contro Trotsky,
Lenin disse che l'insistenza di alcuni intellettuali a inventare
categorie serviva solo a confondere il popolo e a tergiversare sui
principi, esasperandosi in discussioni inutili, in enormi perdite di
tempo, producendo anche divisioni all'interno del partito.
Certo, sono momenti storici molto differenti, ma nelle tesi del 13°
Congresso del PCdoB è inevitabile che la questione si ponga su una
nuova categoria che compare al punto 105: il “leninismo
contemporaneo”. Sembrerebbe che tale formulazione sia legata a una
concezione di partito con “caratteristiche moderne”. Ma di fatto, è
davvero necessario l’utilizzo di queste “nuove categorie”?
di Rita Coitinho*
Il nostro primo esercizio è quello di riflettere sul leninismo o,
per usare il termine esatto, sul marxismo-leninismo, per poi capire
perché si tratta di un concetto mirante a sostituire l'altro.
In un articolo pubblicato qualche mese fa ho citato dei passaggi di
Alvaro Cunhal in cui egli definì in maniera chiara e profonda
l’essenza del pensiero marxista-leninista: "Un sistema di teorie che
spiegano il mondo e mostrano come trasformarlo."(1)
I suoi principi e metodi sono strumenti essenziali per l'analisi
scientifica della realtà e la definizione di soluzioni concrete a
problemi concreti che la situazione oggettiva e la lotta pongono
alle forze rivoluzionarie. Questi principi sono un grande patrimonio
teorico e si arricchiscono con l’assimilazione critica di esperienze
storiche.
Il partito ha imparato dalle proprie battute d’arresto che il
dogmatismo (la sostituzione cioè dell’analisi dialettica delle
situazioni e dei fenomeni con la trascrizione sistematica dei testi
classici come risposte a situazioni che solo l'analisi corrente può
permettere) deve essere combattuto, altrimenti ci si indirizza in un
percorso di azioni scollegate dalla realtà e di isolamento.
La comprensione della teoria marxista-leninista come strumento
analitico è la negazione del dogmatismo: è il confronto permanente della
realtà con la teoria e lo sviluppo del pensiero creativo in interazione
con la pratica.
Nella lotta contro il dogmatismo il partito ha cercato di studiare
seriamente la realtà brasiliana, portando nuovi intellettuali,
incoraggiando la ricerca scientifica in molte diverse aree.
Dall’altro lato, la grande influenza accademica nelle formulazioni
prodotte dal partito sta portando alcune innovazioni che ci
conducono a un problema;se da un lato ci si oppone al dogmatismo,
dall’altro si rischia di portare all’abbandono dei principi
marxisti-leninisti e delle esperienze di validità universale del
movimento rivoluzionario, con una particolare attenzione nel dar
valore al “nuovismo” senza verificarne in maniera criterio sa
l’effettiva validità.
In generale la sconfitta del marxismo si è manifestata proprio in
ragione della separazione del marxismo dal leninismo, quasi che
negare lo sviluppo della teoria nella sua unità rappresenti un'innovazione. E’
anche una sconfitta nel campo dell’insegnamento della storia, della
filosofia e della sociologia: si parla di metodo ma si respingono i
contenuti del metodo che portano alla trasformazione. Dunque si
rifiuta forse Lenin?
Uno di questi aspetti “innovatori” è la sostituzione del ruolo
rivoluzionario e di avanguardia della classe operaia, con il ruolo di
guida degli intellettuali e della piccola borghesia urbana. Si
rifiuta il concetto di alleanza della classe operaia con i
contadini sostituendolo con un’alleanza di forze
sociali indefinito eterogeneo. Si rifiuta la teoria dello Stato,
concepito come strumento di dominio di classe, concezione da cui si
sviluppa la teoria della dittatura del proletariato. Si rifiuta la
teoria che vede il Partito come avanguardia della classe operaia,
sostituendola con una amalgama generica senza carattere di classe.
Nella misura in cui si respinge la critica leninista della democrazia
borghese e del parlamentarismo borghese e delle forme politiche di
oppressione economica e sociale, si scoprono “valori nuovi” (che non
sono altro che i valori della borghesia) che si sovrappongono con gli
obiettivi di emancipazione sociale. Tutto ciò mette in discussione la
validità del partito rivoluzionario e la lotta di classe. Accreditando
tali innovazioni, i nuovi marxisti non fanno altro che riproporre
concetti e idee ultrapassate, discreditate e sconfitte nell’epoca in
cui proprio Lenin combatteva la vecchia socialdemocrazia.
Marx diceva che “la tradizione di tutte le generazioni scomparse
pesa come un incubo sul cervello dei viventi e proprio quando sembra
ch’essi lavorino a trasformare se stessi e le cose, a creare ciò che
non è mai esistito, proprio in tali epoche di crisi rivoluzionaria
essi evocano con angoscia gli spiriti del passato per prenderli al
loro servizio; ne prendono a prestito i nomi, le parole d’ordine per
la battaglia, i costumi, per rappresentare sotto questo vecchio e
venerabile travestimento e con queste frasi prese a prestito la
nuova scena della storia”. (2)
Sembra che gli spiriti della vecchia socialdemocrazia del passato
tornino ad assillarci.
La “nuova conformazione storica”, data dalla fine dell’Urss cioè,
sembrerebbe suggerire che tutte le forme e le strutture teoriche
siano state sconfitte, e che i concetti teorici debbano essere
assolutamente confutati. Si sentenzia quindi che restano validi e
universali i principi democratici e si annuncia che in questa nuova
tappa non ci saranno rivoluzioni (come del resto già decretarono
Bernstein e Kautsky). Si sostituisce la centralità della classe
operaia con quella della “maggioranza”. Il perfezionamento delle
istituzioni democratiche sarebbe l’orizzonte, il progetto di questa
“maggioranza al potere”.
Il partito moderno, la sua definizione di leninismo contemporaneo,
non è più il partito della classe operaia. E 'un partito che
sostiene di rappresentare in parlamento gli interessi di una presunta
"maggioranza", in cui tutti i concetti teorici sono i benvenuti. Del
leninismo, spogliato del suo carattere rivoluzionario e di classe, si
conserverebbe a malapena solo la concezione del centralismo
democratico, che si rivelerebbe essere solo burocratico a causa
della mancanza di democrazia interna, al dispotismo ed
all’avversione di una corretta pratica di critica e autocritica. E
dovremmo anche chiederci, quale tipo di maggioranza si pretende di
rappresentare?
Lenin e Gramsci hanno sempre sostenuto chiaramente che la classe rivoluzionaria non è sempre quella che ha la maggioranza
numerica: non lo fu la Rivoluzione francese, dove la classe
rivoluzionaria si alleò con altre classi, e neppure lo era il
proletariato nella Russia rivoluzionaria del 1917. Difficilmente
accadrà diversamente qualche altra volta nella storia.
Non è il numero di individui che compongono la classe operaia a
determinare il suo ruolo storico. Ma la sua forza d’opposizione
sociale al vecchio regime.
È questa situazione che definisce la classe operaia come la
classe capace di condurre il rovesciamento del capitalismo e la
costruzione di una società socialista.
Il partito comunista è il partito della classe operaia. Ancora
meglio: è il partito della frazione è più consapevole di questa
classe, della sua avanguardia. Questo è ciò che lo definisce. La sua
teoria di orientamento è il marxismo-leninismo, chiaramente intesa
come teoria viva e creativa, in continua e perenne costruzione. Il
partito comunista è il “partito di tipo nuovo”, come conferma
Gramsci, perché è un’organizzazione differente dai partiti borghesi.
Partecipa ed entra nelle istituzioni quando può, lotta per
l’egemonia nella società e, attraverso una forte disciplina interna,
è preparato per ogni forma di lotta e per ogni evenienza. Questo
dovrebbe essere, e deve essere, il Partito comunista del Brasile (PCdoB).
* Rita Matos Coitinho è insegnante di sociologia, scienze sociali
ed è militante del Partito Comunista del Brasile (PCdoB) a Santa
Caterina.
(1) Attualità e universalità del pensiero di Alvaro
Cunhal:
www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/marxismo/21877-attualita-e-universalita-del-pensiero-di-alvaro-cunhal.html
(2) Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, di Karl Marx, Editori
Riuniti pagina 19, edizione Maggio 2006. Ed ancora volume 11, pagina
107 dell’opera Marx-Engels Opere Complete, Editori Riuniti 1982
Fonti Originali:
http://www.zereinaldo.blog.br/index.php/257-rita-coitinho-sobre-o-leninismo-contemporaneo
http://www.pcdob.org.br/noticia.php?id_noticia=221161&id_secao=357
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