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PULIZIA   ETNICA   DELLA   PALESTINA di Piero De Sanctis

Nel 2014, per la Fazi Editore, venne pubblicato in Italia un importante libro del grande storico francese Marc Bloch, dal significativo titolo: La guerra e le false notizie. Il libro, oltre ad essere una raccolta di ricordi della prima guerra mondiale (alla quale partecipò dall’agosto 1914 al 25 giugno 1915), è soprattutto una riflessione sulla guerra europea, definita come uno dei più grandi massacri e sconvolgimenti sociali e, nel contempo, un grande esperimento di psicologia sociale che può aiutare a capire quelle che riguardano le false notizie della storia.

«Queste nascono spesso da osservazioni individuali inesatte o da testimonianze imprecise, ma questo accidente originario non è tutto: in realtà, da solo non spiega niente.  L’errore si propaga, si amplifica, vive, infine, a una sola condizione: trovare nella società in cui si diffonde un terreno di coltura favorevole. In esso gli uomini esprimono inconsciamente i loro pregiudizi, gli odi, i timori, tutte le loro forti emozioni». Bloch, entrato nella lotta di Resistenza francese contro l’occupante nazista, fu catturato, torturato e fucilato dalla Gestapo nel 1944. Il libro di Marc Bloch, (definito da Jaques Le Goff: “lo storico che più di ogni altro ha trasformato la storiografia in una scienza moderna”), non ha mostrato segni d’invecchiamento, ed ancora oggi è una guida e punto di riferimento per chiunque cerchi di smascherare le false notizie storiche.

In questi ultimi anni di guerra, a partire dall’accerchiamento Nato della Russia, l’ondata, di censura da una parte e, la diffusione di false notizie dall’altra, sono state considerevoli. Mai come in questa guerra del governo di Israele contro il popolo palestinese, la produzione di false notizie è stata così proficua. A smascherarle sono stati pubblicati, da due grandi storici, due importantissimi libri: il primo dal titolo Gaza davanti alla storia di Enzo Traverso per la Laterza e, il secondo, dal titolo Pulizia etnica della Palestina di Ilan Pappè, per la Fazi Editore.

La più grande ed importante fake News dei nostri giorni, sulla quale Enzo Traverso concentra la sua critica è quella del ribaltamento della realtà in cui i palestinesi sono gli aggressori e gli ebrei gli aggrediti; ovvero lo Stato “democratico” di Israele è costretto a difendersi in mezzo ad un oceano oscurantista composto da reietti e pericolosi terroristi. E così, «mentre distrugge Gaza sotto una pioggia di bombe, Israele viene dipinto come la vittima del più grande pogrom della storia dopo l’Olocausto». Tuttavia, ciò non rappresenta un fatto nuovo.

Il prof. Ernest Nolte dell’Università di Berlino, subito dopo la seconda guerra mondiale, noncurante dei violenti attacchi ricevuti da parte dei maggiori filosofi europei, sostenne la tesi sulla sostanziale equivalenza tra il comunismo e il nazismo, aggiungendo, inoltre, che quest’ultimo fu una reazione al bolscevismo; così come il grande filosofo tedesco, Martin Heidegger (dopo essere stato nominato rettore dell’università di Friburgo nel maggio del 1933, si iscrisse al Partito nazista), cercò di ribaltare la storia presentando la Germania come vittima di persecuzioni.

«In effetti – dice Pappè – per molti sionisti la Palestina non era una terra “occupata”, ma piuttosto una terra “vuota”.  I palestinesi nativi che là vivevano erano per i sionisti sostanzialmente “invisibili” (res nullius, ndr.), oppure facevano parte delle avversità naturali e come tali dovevano essere conquistati e allontanati». Di qui la fake news: “terra senza popolo per un popolo senza terra”. Nel 1937, in una lettera indirizzata a suo figlio Ben Gurion (il fondatore dello Stato di Israele), «espresse la convinzione che questa era l’unica linea di azione lasciata al sionismo: Gli arabi dovranno andarsene, ma occorre il momento opportuno per farlo, per esempio una guerra». In effetti, verso la fine del 1947, la sede del locale Consiglio dei lavoratori di Tel Aviv, divenne il quartiere generale dell’Haganà, la principale organizzazione armata clandestina sionista in Palestina. Il momento opportuno giunse nel 1948.

Qualche anno prima del ‘48 i palestinesi nativi erano il 90% e costituivano una maggioranza di due terzi e un terzo era formato da ebrei appena arrivati, cioè da coloni sionisti e da profughi provenienti dall’Europa. Quasi tutta la terra coltivabile era di proprietà della popolazione nativa e solo il 5,8% era di proprietà degli ebrei. Tuttavia, nella Risoluzione 181 dell’Onu, del 29 novembre del 1947, allo Stato sionista di Israele fu assegnato più della metà del Paese. Ne seguì la decisione della leadership palestinese di boicottare le decisioni della Risoluzione. L’impatto che tale Risoluzione ebbe sul paese e sulla popolazione acuì enormemente la tensione facendolo precipitare nel caos. Ne seguì – dice Pappè – «la prima guerra arabo-israeliana: la pulizia etnica dei palestinesi era iniziata». La fake news diffusa dal governo israeliano secondo la quale la responsabilità della guerra ricadrebbe tutta sui palestinesi, mal nasconde la verità espressa da Ben Gurion quando, poco dopo, disse che il piano dell’ONU era lettera morta il giorno stesso in cui fu approvato. In effetti i piani per la pulizia etnica della Palestina, già da tempo preparati, scattarono immediatamente: 400 villaggi palestinesi furono distrutti, quasi un milione di palestinesi fu scacciato dalla propria terra. Migliaia di migliaia di civili fu deliberatamente massacrata.

La cosiddetta forza di difesa israeliana (Tsahal), sotto il manto della lotta contro il “terrorismo” di Hamas, ha distrutto, in questi ultimi mesi, strade, edifici, scuole, ospedali, università, musei, monumenti, cimiteri. Ha distrutto acquedotti, centrali elettriche, gas.  Ha negato l’accesso al cibo e medicine a 1,8 milioni di sfollati verso il sud della striscia di Gaza.  Ha iniziato la eliminazione della intellighenzia palestinese: scienziati, medici, studiosi, amministratori, tecnici, giornalisti, artisti, intellettuali e poeti.

Di questo enorme crimine contro l’umanità di Pulizia etnica della Palestina, che risale alla messa in atto del Piano D (Dalet) del 10 marzo 1948 e che contemplava la totale liquidazione del popolo palestinese, ne riportiamo un breve stralcio:

Si possono effettuare operazioni nella maniera seguente: distruggendo i villaggi (dandogli fuoco, facendoli saltare in aria e minandone le macerie) e specialmente quei centri popolati difficili da controllare con continuità; oppure attraverso operazioni di rastrellamento e di controllo, con le seguenti linee guida: circondare i villaggi e fare retate all’interno. In caso di resistenza si devono eliminare le forze armate e, la popolazione deve essere espulsa fuori dai confini dello Stato.

Oggi, nel 2024, non si tratta più di espellere un popolo dal proprio territorio, si tratta di annientarlo. In tutti questi anni tali crimini sono stati nascosti al grande pubblico dalla stampa mondiale attraverso la diffusione di ondate successive di false notizie. Un crimine, forse il più grande, è stato quasi completamente cancellato dalla memoria pubblica: l’espropriazione delle terre dei palestinesi da parte di Israele nel 1948. «Questa vicenda – dice lo storico Ilan Pappè – la più decisiva nella storia moderna della terra di Palestina, è stata da allora sistematicamente negata e, ancora oggi non è riconosciuta come un fatto storico e tantomeno ammessa come un crimine con il quale è necessario confrontarsi sia politicamente sia moralmente».

 

Teramo 6 luglio 2024

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