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I  PIANI  DI  GUERRA  DELL’IMPERIALISMO  AMERICANO  E  I  COMPITI  DELLA  LOTTA  PER  LA  PACE di Piero De Sanctis

Si è svolto a Washington, dal 9 all’ 11 luglio scorsi, con toni trionfalistici, il 75º anniversario della Nato, durante il quale si è deciso di schierare in Europa, precisamente in Germania, missili nucleari americani a raggio intermedio, ma sufficienti a colpire la Russia nel profondo. Dunque, la decisione del vertice di Washington di schierare, entro il 2026, i missili nucleari ipersonici Tohawk contro la Russia, è un notevole “passo in avanti” nella costruzione di un solido fronte aggressivo di guerra della Nato. Costruzione la cui spesa, per intero, ricadrà sulle spalle delle masse popolari europee. Nel vano tentativo di arrestare l‘inevitabile tramonto del dominio americano sul mondo, i partecipanti al vertice Nato, non hanno fatto di meglio, che partorire gli “Euromissili” di famigerata memoria. Nonostante gli innumerevoli disastri causati dalla politica aggressiva americana: dalla Serbia all’Afghanistan, dall’Iraq alla Siria, dalla Libia all’Ucraina, gli Usa pensano ancora a fare piani di egemonia mondiale. E, oggi, il pensiero, mai celato, di contrastare tutto il mondo (in primis, Russia e Cina) e, puntare a un nuovo “secolo americano”, è pura pazzia. Tuttavia, i nuovi conservatori della Casa Bianca, non desistono da queste macabre elucubrazioni, e sono sempre del parere che gli Stati Uniti debbano avere il dominio militare, finanziario, economico e politico su ogni potenziale rivale esistente nel mondo e, contemporaneamente, ignorando che la maggior parte dei popoli del globo non vuole essere guidata dagli Stati Uniti. È del tutto incredibile che, mentre i massimi dirigenti governativi americani salutano e onorano con piacere l’uscita di scena di Joe Biden, dimentichino che è stato proprio lui, con lo stesso staff di collaboratori, il principale responsabile della guerra in Ucraina e in Europa riducendola in miseria, incendia il Medio Oriente e prepara piani di guerra contro la Cina.

Non riconoscere, oggi, che la lotta politica ed economica internazionale è tra il mondo imperialista in declino, e quello socialista e i paesi indipendenti usciti dal neocolonialismo in ascesa, significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà per non vedere che la sola presenza della Cina socialista ha cambiato il corso della storia, aprendo una nuova era nello sviluppo degli avvenimenti mondiali. Così come cambiarono il mondo, la rivoluzione borghese del 1789 e quella socialista del 1917. La corsa al riarmo ha sempre significato, nella coscienza degli uomini, lo spettro che annuncia la guerra.

Oggi, una montagna di plus-valore (lavoro operaio non pagato dal capitalista), estratto dallo sfruttamento bestiale degli operai e da tutti i lavoratori, viene destinato all’acquisto di armi. L’industria americana degli armamenti – il famigerato colosso militare-industriale – è il principale sostenitore finanziario e politico dei neoconservatori, è la prima fonte di pressione per l’allargamento della Nato verso est, e che sta portando il mondo sull’orlo di una guerra nucleare. Una politica che ha prodotto un enorme debito pubblico di trilioni di dollari per spese militari. Oggi le basi militari americane installate all’estero, sono circa 750, in almeno 80 paesi.

L’Europa, in assenza di una politica estera autonoma, è stata concepita dall’Alleanza Atlantica come mera e servizievole struttura e, come campo di battaglia per una probabile guerra contro la Russia. Il vecchio continente è stato relegato in una posizione del tutto subalterna, rispetto agli Usa. Ne segue che i governi europei, da sempre vassalli della politica della Casa Bianca, vengano trascinati in una guerra, non voluta dai popoli europei, contro la Russia, per conto degli americani. La politica imperialistica americana non si è mai, in verità, preoccupata della difesa dell’Europa, che è sempre stata considerata soltanto in funzione della difesa degli interessi americani. L’Europa è secondo un’interessante espressione americana, expendable item, (cioè qualcosa che si consuma con l’impiego, come le munizioni, ecc.), mentre il “cannone” America resta integro. L’aspetto più folle della politica militare americana è quello di convincere l’opinione pubblica che sia possibile fare una guerra strategica contro la Cina e la Russia, e vincerla!

Questo spiega le ragioni per cui la neo eletta Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha promosso una legge che stabilisce di portare le spese militari, per i 27 membri dell’Unione, al 2% del Pil, così come richiesto dalla Nato. E si capisce, quindi, perfettamente anche la decisione della Presidente Meloni di appoggiare, senza se e senza ma, lo sterminio del popolo palestinese da parte di un grumo fascista del governo sionista presieduto da Netanyahu e sostenuto dalla Nato. D’altra parte, parafrasando il poeta e filosofo francese Paul Valery, possiamo dire che l’ambizione massima degli europei sia quella di essere diretti da un Comitato americano. Alla scelta del Presidente della Commissione europea, così come a quella del Presidente del Consiglio dei Ministri (persone che riscuotono l’alta fiducia dalla classe dominante), concorrono, dice Gramsci: «le grandi banche, i grandi industriali, i grandi proprietari terrieri, lo stato maggiore…La classe dominante italiana non ha neppure avuto la ipocrisia di mascherare la sua dittatura; il popolo lavoratore è stato da essa considerato come un popolo di razza inferiore, che si può governare senza complimenti come una colonia africana. Il paese è sottoposto a un permanente regime di stato d’assedio. In ogni ora del giorno e della notte, un ordine del ministro dell’Interno ai prefetti può fare entrare in movimento l’amministrazione poliziesca. Gli agenti vengono sguinzagliati nelle case e nei locali di riunione; senza mandato dei giudici». (L’Ordine Nuovo, 7 febbraio 1920). L’attuale governo fascista della Meloni altro non è che la ripetizione, in forma di farsa, della tragedia vissuta dal popolo italiano nell’ottobre del ’22, sebbene rimangano inalterati alcuni caratteri propri del fascismo. In un articolo su L’Ordine Nuovo del maggio del 1921, Gramsci si chiede: «Che cosa è il fascismo italiano? Esso è l’insurrezione dell’infimo strato della borghesia italiana, lo stato dei fannulloni, degli ignoranti, degli avventurieri, cui la guerra ha dato l’illusione di essere buoni a qualcosa e di dovere per qualche cosa contare, che il decadimento politico e morale ha portato avanti, cui la diffusa viltà ha dato forma e coraggio…La protezione che ne danno i padroni reazionari dà una forma apparentemente organica e un contenuto in apparenza politico a questo tentativo, ma la sostanza di esso è sempre la stessa: è la riduzione della vita politica italiana al livello di una repubblica sud-americana e la riduzione del costume a quello di una tribù di negri cannibali».

Gramsci ci ha fatto comprendere che il fascismo ha attinto la propria forza dalla debolezza e dalla crisi nella quale erano caduti i partiti del proletariato. Quello che mancò fu la prospettiva storica, l’analisi dello sviluppo di classe del movimento operaio, senza cui non è possibile fare un passo in avanti. La lotta teorica contro il marxismo e le idee socialiste, dopo il ’17, non solo non si è mai attutita, ma ha avuto notevole impulso negli anni Cinquanta, quando venne varato il programma segreto di guerra psicologica delle Cia (in codice packet), con grande dispiegamento di mezzi e forze per «vincere senza combattere – diceva il programma – la terza guerra mondiale». Punta avanzata di questo programma segreto era il Congresso, presieduto dal filosofo liberale Benedetto Croce, per la difesa della cultura, un’internazionale di cervelli nata a Berlino nel 1950 come risposta alle marce popolari dei Partigiani della pace, ispirate dall’Unione Sovietica. Attivo fino al 1967, il Congresso, attraverso una serie di rinomate riviste letterarie (Encounter in Inghilterra, Der Monat in Germaia, Preuvesin Francia, Tempo presente, in Italia), raccoglieva uomini di cultura in gran parte di estrazione liberaldemocratica o radicale, di sinistra non marxista delusi dallo stalinismo, come Benedetto Croce, Bertrand Russel, John Dewey, Altiero Spinelli, Nicola Chiaromonte e tanti altri. Molti non sapevano, ma certamente alcuni di loro sapevano che il Congresso era una creatura della Cia.

Molti, dunque, sapevano che in Italia, oltre alla P2 e alla Gladio, esisteva un anticomunismo, progressista di sinistra, che lentamente, negli anni successivi, è stato assimilato dal Pci, poi dal Pdi, dal Pds e, infine, dal Pd. Fu il piano di attacco psicologico attraverso la diffusione, su scala europea, delle false notizie e delle mezze verità, che per Eisenhower, non era altro che «la nostra battaglia per conquistare le menti e la volontà degli uomini», a dare il via al piano packet. Ecco, allora, ciò che è mancato: una difesa sia sul piano pratico che su quello dei principi e dei valori del marxismo. Uno sviluppo teorico-pratico, un approfondimento della scienza del marxismo, come teoria rivoluzionaria della classe operaia che lotta per il potere politico e per l’instaurazione di una  società senza classi. È mancata la coscienza delle condizioni storiche e della natura che sono proprie di una classe rivoluzionaria. È mancata, infine, la presenza e l’azione del partito comunista come guida delle lotte operaie, lasciandole teoricamente disarmate di fronte al capitale.

 

Teramo 27 luglio 2024

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