EUROPA DEI LAVORATORI DEMOCRATICA SOCIALISTA a cura della Redazione del Centro Gramsci di Educazione
Teramo, 29 settembre 2019
Il 19 settembre 2019 il Parlamento Europeo ha approvato, con 535 voti favorevoli, 66 contrari e 52 astenuti, una Risoluzione sull’importanza della memoria storica europea per il futuro dell’Europa. Essa si compone di 16 richiami, tra principi, dichiarazioni, risoluzioni, ecc. riguardanti il periodo che va dal 1948 fino al 23 agosto 2018. La dichiarazione dei rappresentanti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea commemorare le vittime sia del comunismo che del nazismo. Si compone di 13 punti A, B, C, D, E, F, G, H, I, J, K, L, M, estratti dall’articolo 132 del regolamento del Parlamento; di 21 punti tratti dall’articolo 2 TUE il quale ricorda i valori fondanti (di rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia e dell’uguaglianza) dell’Unione, e condanna sia il nazismo e, …udite udite!, il comunismo, definendo ambedue sistemi totalitari. Qui non si tratta solamente di mettere sullo stesso piano aggressori e aggrediti, fascisti e partigiani, quanto di sostenere i primi per reprimere i secondi, come si evince dalla stessa Risoluzione. In realtà essa non è che un impasto maleodorante, retrivo e reazionario, farcito di falsificazioni storiche e di bieca propaganda politica nazionalsocialista. Sicuramente tale Risoluzione passerà alla storia come la più ignobile mistificazione e come il dono più servile al grande capitale speculativo finanziario mondiale, il quale ha sempre lavorato e lavora per abbattere tutte le Costituzioni degli Stati europei nate dalla lotta di Resistenza contro il nazifascismo.
Ieri, l’ “Associazione delle Unioni tedeschi dei datori di lavoro” e l’ “Unione industriale tedesca” dirette dai Krupp, dagli Stinnes, dagli Hugenberg e dagli altri magnati del capitalismo monopolistico, furono i principali sostenitori e finanziatori di Hitler, oggi i loro degni successori sono di nuovo sostenitori e finanziatori dei vari governi e movimenti nazifascisti in giro per l’Europa: dal neonazista Haider in Austria ad Alba Dorata in Grecia, dal governo neofascista di Viktor Orban in Ungheria a Casa Pound in Italia, dal partito fascista Ordre Nouveau francese al partito neonazista NPD tedesco, dal Partito Nazista Americano all’Unione Nazionale del Portogallo, ecc, ecc. Su tutti questimovimenti e partiti, che hanno nei loro programmi e Statuti l’abbattimento dell’unità europea e il revanscismo più esasperato, non si dice una sola parola di condanna. Per gli estensori della Risoluzione tutto ciò non esiste. Esiste solo il comunismo come se fosse mai esistita una società basata sul comunismo sulla quale poter discutere concretamente e concretamente criticarla.
Ed è un volgare escamotage usare tout court la parola totalitarismo per coprire la realtà delle cose, certamente non degne del Parlamento Europeo nato dall’eroismo e dalla lotta della classe operaia europea contro il nazifascismo. Tutto ciò non può che richiamarci alla mente la lungimirante metafora dell’on. Bersani della mucca (il fascismo) che si aggira nei corridoi del Parlamenti italiano. Oggi abbiamo visto che tale mucca (il nazifascismo) si aggira liberamente anche nei lunghi corridoi del Parlamento europeo.
Orbene, visto che la Risoluzione ci invita alla memoria e, visto che gli estensori dell’articolo l’hanno persa o non l’hanno mai avuta, proviamo noi a rinfrescargliela. Cominciamo dalla più recente mistificazione:
Il 6 giugno scorso è stato celebrato il75°anniversario del D-Day, l’operazione Overlord (signore supremo), cioè lo sbarco nel 1944 delle forze angloamericane sulle coste francesi della Normandia. È stata questa la 75° occasione per accreditare la tesi secondo la quale sarebbero state le forze alleate americane e inglesi a liberare l’Italia e l’Europa dall’oppressione nazifascista e a sopportare il peso maggiore della seconda guerra mondiale. Questo è il contenuto storico-politico secondo la vulgata che da 75 anni ci viene propinata. Ma è proprio vero che le cose sono andate così? Per smentire una simile impudente menzogna non occorrono grandi ragionamenti storico-teorici, è sufficiente mettere in fila alcuni fatti e date.
Quando all’alba del 22 giugno 1941 la Germania nazista attaccò a tradimento l’Unione Sovietica, essa già dominavain Europa su un territorio di 5 milioni di kmq. Migliaia di pezzi di artiglieria aprirono il fuoco sulle difese di frontiera dell’URSS. Gli aerei con la svastica sulle ali bombardarono Kiev, Zitomir, Sebastopoli, Minsk, Smolensk, Riga e altre città sovietiche. Il piano Barbarossa, composto da190 divisioni, 5000 aerei e oltre 7000 carri armati, entrava in funzione. Al seguito della Germania entrarono in guerra contro l’Unione Sovietica anche l’Italia, la Romania, la Finlandia, l’Ungheria. Anche il governo clerico-fascista della Slovacchia dichiarò guerra all’URSS. Il governo di Vichy si limitò a rompere le relazioni diplomatiche con i sovietici. Questo fu il primo giorno di guerra.
Dopo un primo momento di smarrimento e disorientamento seguì presto, tra il novembre del 1941 e il gennaio del 1942, una grande offensiva dell’armata rossa su tutto il fronte con la completa eliminazione delle truppe naziste dalle regioni di Mosca e di Tula e parzialmente dalle regioni di Leningrado, Kalinin, Smolensk, Chsrkov. Il 25 dicembre del1941 le truppe sovietiche avevano già ricacciato indietro quelle tedesche per 110 km.
Il 19 novembre del 1942, alle ore 8.50 del mattino, iniziò la grande offensiva di accerchiamento a Stalingrado. Il 31 gennaio del 1943 il feldmaresciallo von Paulus si arrendeva alle truppe sovietiche senza condizioni. La disfatta a Stalingrado del mito della invincibilità dell’esercito nazista, segnò anche la fine del III Reich e l’inizio dell’avanzata dell’armata rossa di liberazione che si arresterà il 30 aprile 1945, giorno in cui fu issata la bandiera rossa sulla cupola del Reichstag.
C’è soltanto da aggiungere che la mancata apertura del secondo fronte da parte degli angloamericani, da anni promesso ma mai realizzato, consentì per tre anni a Hitler di concentrare sul fronte russo tutta la sua potenza di fuoco senza alcun timore delle retrovie. Esso fu aperto soltanto quando gli “alleati” si resero conto che l’Unione Sovietica avrebbe da sola regolato i conti con la Germania nazista. In definitiva lo sbarco in Normandia fu l’exstrema ratio, da parte dagli angloamericani, per impedire che l’Europa intera venisse liberata per merito dall’Armata Rossa.
Per quanto riguarda il punto C relativo al patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop del 28 agosto 1939 occorre ricordare come tutta la diplomazia sovietica, a partire dal 1927 fino al’38, fosse stata impegnata nella difesa della pace e per la costruzione di un sistema di sicurezza collettiva in Europa. Nella commissione preparatoria della Conferenza per il disarmo nel 1927, il delegato dell’Urss a Ginevra aveva formulato la proposta di un disarmo totale e generale per sradicare ogni minaccia di guerra, sgravando i popoli dal fardello delle spese militari. Respinta questa proposta ne avanzò altre quattro. L’ultima ad essere respinta, sempre a Ginevra, fu quella dell’11 febbraio del 1932 riguardando ancora la sicurezza europea.
Il naufragio della Conferenza di pace di Ginevra e di 5 anni di trattative, se da una parte portò al fallimento del piano di sicurezza europeo, dall’altra fece prendere coscienza al governo sovietico quale fosse la reale volontà degli anglofrancesi che, con la loro equivoca diplomazia basata sulla politica di appeasement, assecondavano le manovre di Hitler e Mussolini. Infatti il 7 giugno del 1933, contro la Società delle Nazioni, i governi di Francia, Inghilterra, Italia e Germania sottoscrissero un patto detto a Quattro (degno precursore dell’accordo di Monaco del 1938) per instaurare in Europa una specie di direttorio in sostituzione della stessa Società delle Nazioni.
A svelare le reali intenzioni del famigerato patto a Quattro ci pensò W. Churchill il 18 febbraio 1933, in occasione dell’anniversario della Lega Antisocialista britannica, quando affermò: «Il genio romano impersonato da Mussolini,il più grande legislatore vivente, ha mostrato ad altre nazioni come si possa resistere all’incalzare del socialismo e ha indicato la strada che una nazione può seguire quando sia coraggiosamente condotta».
A mettere a nudo il reale contenuto di classe dell’Accordo di Monaco ci pensò Thomas Mann, che in un articolo apparso qualche giorno dopo l’Accordo, intitolato Questa Pace, accusò di tradimento i due governanti: l’inglese Chamberlain e il francese Daladier.Scrisse Thomas Mann: «Più forte di ogni disgusto per lo spirito plebeo e brigantesco del nazionalsocialismo, per la sua abiezione morale, per i suoi effetti disastrosi sulla cultura […] vi era nelle democrazie capitalistiche dell’occidente l’incubo, la paura del socialismo e della Russia…Proprio questo, il crollo del fascismo, era ciò che i dominatori d’Inghilterra non volevano. Non volevano la guerra contro la Germania, perché non volevano la vittoria comune con la Russia e il crollo del fascismo, una guerra che sarebbe stata finita prima di essere cominciata».
L’Accordo di Monaco, tra i governanti Chamberlain Daladier, Mussolini e Hitler, fu una capitolazione, fu l’ultimo atto della politica di appeasement, di concessioni di fronte all’arroganza del nazifascismo, e l’inizio della fine della Cecoslovacchia, che fu privata del suo territorio dei Sudeti e annesso al Reich insieme al formidabile complesso industriale Skoda. Nel marzo del 1939 Hitler invase la Cecoslovacchia e sottoposela Boemia e la Moravia al protettorato del Reich. Il primo settembre del 1939 fu invasa la Polonia e il 5 giugno 1940 fu invasa la Francia che capitolò nel giro di una settimana. Mussolini, per non essere da meno, decise nell’aprile del 1939 di invadere l’Albania, cosicché Vittorio Emanuele III re d’Italia, poté fregiarsi de titolo re d’Albania oltreché imperatore d’Etiopia, già invasa il 3 ottobre 1935.
Questo è stato il corso degli avvenimenti storici e di una guerra che è costata 50 milioni di morti di cui la metà è solo all’Unione Sovietica. Avvenimenti che hanno dimostrato altresì, senza ombra di dubbi, che il peso totale della guerra è stato sopportato dal popolo sovietico e che la liberazione dell’Europa dalla schiavitù nazifascista è stata, in primo luogo, il risultato di abnegazione, tenacia e sacrificio della classe operaia europea.
Dunque, gli estensori nazifascisti (forse polacchi) della Risoluzione approvata, probabilmente in un momento di stanca del Parlamento Europeo, facciano attenzione perché la classe operaia e i lavoratori tutti hanno ancora molte energie ed esperienze per spezzare, ancora una volta, ogni velleità di restaurazione nazifascista.