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FRONTE PROGRESSISTA PER LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE di Piero De Sanctis

La grande manifestazione popolare di Roma, del 14 dicembre scorso, delle Sardine, l’ultima dopo le altre innumerevoli manifestazioni che si sono svolte nelle più grandi piazze italiane e nelle maggiori città europee, in concomitanza  con la ripresa delle lotte operaie italiane ed europee (35 piazze in tutto il mondo), in difesa del posto di lavoro, della salute e dell’ambiente, sono una chiara manifestazione del risveglio popolare all’attività politica, alla vita collettiva della società per la democrazia, gli istituti democratici e la Costituzione nata dalla lotta contro il nazifascismo.

Non a caso la manifestazione ha avuto il plauso del presidente dell’Anpi Carla Nespolo, che ha invitato a leggere Gramsci contro l’odio e l’indifferenza, e del presidente emerito Carlo Smuraglia che ha inviato al movimento delle sardine una lettera nella quale si legge: «Care sardine ho notato un particolare che mi è parso interessante, assai interessante. Durante la manifestazione svoltasi a Milano si sarebbero letti dal palco alcuni articoli della Costituzione. Il fatto, però, mi è sembrato positivo perché rappresenta quello che spero possa essere una promessa dello sviluppo delle iniziative che continueranno a svolgersi in tutta Italia. Sostengo da tempo, come disse molto tempo fa Piero Calamandrei, che nei momenti difficili del Paese, il punto di riferimento deve essere la Costituzione. E’ questa che deve illuminarci nei periodi più ardui e complessi, come punto di riferimento di ogni azione, perché la Costituzione è di tutti».

Ma è proprio questa impellente necessità di richiamarsi ai valori fondanti della Costituzione che il movimento delle sardine, al contrario di quanto sostiene la grande stampa italiana, è squisitamente politico. Se non fosse politico non avrebbe scosso di un solo millimetro le coscienze degli intellettuali italiani e delle grandi masse, e non si capirebbe l’entusiasmo dell’ex presidente Romano Prodi che, dopo la prima manifestazione di Bologna del 14 novembre scorso, ha esclamato: «non ho mai visto in vita mia una grande manifestazione che inneggi alla civiltà dei toni». E come potremmo capire il grande movimento mondiale, guidato da una ragazza minorenne, Greta Thunberg, in difesa dell’ambiente e contro il riscaldamento globale del pianeta, se alla  base del movimento non esistesse una chiara volontà di contare, di partecipare e di lottare per un mondo migliore? Esiste oggi una coscienza culturale europea ed esiste una serie di manifestazioni di intellettuali, uomini di scienza e partiti politici di sinistra che sostengono la necessità della difesa e del rafforzamento dell’Unione Europea: si può anzi affermare, con sicurezza, che il processo storico tende al rafforzamento di questa Unione e che esistono molte forze materiali che solo in questa unione potranno consolidarsi e svilupparsi.

Oggi, con molto piacere, vediamo che anche il movimento delle sardine parla della necessità di costruire un Fronte progressista che si opponga ai rigurgiti fascisti di Salvini-Meloni e in difesa dei valori della cultura democratica, della scuola pubblica, dall’infanzia all’università, della sanità pubblica e dei diritti dei lavoratori. E’ da quasi quarant’anni che il Centro Gramsci di Educazione si batte, sulla scorta delle grandi esperienze storiche del passato, per la creazione di un Fronte democratico che raccolga la parte viva e produttrice della società: dai lavoratori alla classe operaia, dalla gioventù studentesca ai ricercatori dei grandi settori produttivi, dai sinceri democratici agli intellettuali avanzati, ecc..Ecco alcuni esempi.

Qualche anno fa, il 18 marzo 2016, di fronte agli stravolgimenti della Costituzione previsti dal disegno di legge Renzi-Boschi, si creò un fronte ampio per la difesa della Costituzione e per la democrazia, che impedì con il 60%di NO tale oltraggio. Storicamente molto più importante fu il Fronte Internazionale contro la guerra del 1932. Eccone una breve sintesi.

Sulla scia dei disastri economici e politici che seguirono la grande crisi del sistema produttivo capitalistico del 1929  che produsse milioni di disoccupati condannandoli alla fame e alla miseria, l’oligarchia finanziaria mondiale, attraverso il ceto militare, premeva verso l’instaurazione di un “governo forte” e la liquidazione del sistema parlamentare. Nell’addensarsi sempre più dei pericoli di una nuova guerra mondiale e al fine di scongiurarla, nella primavera del 1932, per iniziativa degli scrittori Henrì Barbusse e Roman Rolland, fu convocato il Comitato internazionale di lotta contro la guerra, il quale rivolse agli intellettuali di tutti i paesi e agli operai dei centri mondiali della industria metallurgica, chimica e dei trasporti, la proposta di eleggere delegati per un congresso contro la guerra. In breve tempo si formarono comitati, tra i quali spiccavano noti esponenti della scienza e della cultura: Paul Langevin e André Gide per la Francia, Albert Einstein e Henrich Mann per la Germania, Bertrand Russell per la Gran Bretagna, Martin Andersen Nexo per la Danimarca, Maximilian Gorki per la Russia.Nonostante i vari divieti, le persecuzioni e gli ostacoli burocratici frapposti allo svolgimento del congresso, dal 27 al 29 agosto del 1932, si aprì ad Amsterdam il Congresso internazionale contro la guerra, cioè un fronte internazionale contro la guerra, detto anche il  Congresso di Amsterdam. Dopo Amsterdam si tennero congressi in altre parti dell’Europa, in America Latina e in Estremo Oriente.

I frutti del Movimento contro la guerra imperialista  non tardarono a venire. In Germania le elezioni del novembre del 1932 diedero ai comunisti un notevole successo raccogliendo 6 milioni di voti (con un guadagno di 750 mila voti). I comunisti e i socialdemocratici insieme ottennero al Reichstag 221 seggi, mentre il partito nazista, perdendo 2 milioni di voti, passò da 230 a 196 seggi

Gli attuali grandi movimenti di masse che oggi esplodono contemporaneamente in tutto il pianeta, anche se in forme e contenuti diversi, si possono ascrivere fra quelle del passato perché hanno lo stesso contenuto di classe, sono cioè il prodotto necessario delle contraddizioni insanabili, ieri come oggi, del modo anarchico di produzione capitalistico, basato sulla spasmodica ricerca del massimo profitto e dell’accaparramento delle risorse energetiche mondiali.

Tuttavia, come Gramsci ci insegna, nello studio di questi movimenti, che molto spesso nascono, si sviluppano e spariscono in un arco storico molto breve, occorre saper distinguere ciò che è permanente da ciò che è occasionale (questi ultimi movimenti sia pure occasionali hanno, tuttavia, la loro grande rilevanza politica e non possono essere sottovalutati). Dice Gramsci: «Nello studiare un periodo storico appare la grande importanza di questa distinzione: esiste una crisi, che si prolunga talvolta per decine di anni. Ciò significa che nella struttura si sono rivelate contraddizioni insanabili, che le forze politiche operanti alla conservazione della struttura stessa si sforzano tuttavia di sanare entro certi limiti; questi sforzi incessanti e perseveranti (poiché nessuna forza sociale vorrà mai confessare di essere superata) formano il terreno dell’occasionale sul quale si organizzano le forze che cercano dimostrare (coi fatti in ultima analisi, cioè col proprio trionfo, ma immediatamente con la polemica ideologica, religiosa, filosofica, politica giuridica, ecc.) che esistono già le condizioni necessarie e sufficienti perché determinati compiti possano e quindi debbono essere risolti storicamente».

Applicando questi canoni storici, che Gramsci ci ricorda, ai nostri attuali movimenti di massa, non c’è chi non veda che l’occasionale, il transeunte, è incarnato dal movimento neofascista, razzista, antieuropeo e sciovinista; il permanente è quello incarnato dal movimento europeo e mondiale delle sardine. Oggi impugnare e innalzare la bandiera della Costituzione e dell’antifascismo è rivoluzionario, in quanto tale movimento opera una separazione netta e completa tra due campi: i sostenitori del nuovo mondo nato sulle ceneri del nazifascismo, e i sostenitori di un grumo retrivo di forze finanziarie che lottano per la distruzione della nostra Costituzione. Una teoria è rivoluzionaria, aggiunge Gramsci, «in quanto è appunto elemento di separazione completa in due campi, in quanto è vertice inaccessibile agli avversari».

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