MOSTRA DELLA SHOAH
Riceviamo e pubblichiamo un importante documento, con una breve introduzione, esposto alla mostra della Shoah di Roma, che testimonia la stretta collaborazione delle alte gerarchie Vaticane col regime nazista.
L’interessante mostra organizzata recentemente dal museo della shoah a Roma “Solo il dovere, oltre il dovere” riguarda un aspetto non molto conosciuto della condizione degli Ebrei durante l’occupazione nazista dell’Europa. Analizza infatti, attraverso dispacci, relazioni, lettere ecc. il comportamento dei diplomatici italiani impiegati nei territori occupati, nei confronti della popolazione di religione ebraica. Il console italiano a Salonicco, Guelfo Zamboni, riuscì a salvare 350 ebrei dalla deportazione rischiando carriera e vita. Ma si tratta di un’eccezione quasi unica. Gli altri hanno fatto tutti il proprio “dovere”: censivano, fornivano elenchi, inviavano nei campi di raccolta e tutto con un’accuratezza che andava “oltre il dovere” e dimostrava un’adesione convinta, almeno apparentemente, all’ideologia fascista e nazista. E’ la “banalità del male” che si manifesta ancora una volta quando si giustifica con il far bene il proprio lavoro qualunque decisione, anche la più disumana, e la si fa diventare “normale”.
“Normale” è per il cardinale Cesare Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino, riportare, nella relazione a papa Pio XII del 3 dicembre 1941, che il reich è stato sì severo nell’isolare l’elemento ebreo dal popolo ariano ma è stato “umano nel sistemare razionalmente gli ebrei riguardo alle esigenze pratiche della vita. Per esempio nel territorio della ex Polonia la condizione degli ebrei è molto migliorata in confronto a quello che era prima della occupazione germanica”. E ancora, nella stessa relazione, “Date le premesse etiche del regime nazionalsocialista, la soluzione pratica del problema ebraico è forse la migliore che si potesse ottenere”
La migliore che si potesse ottenere nel ghetto di Varsavia? O ad Auschwitz?
Non meraviglia l’atteggiamento del cardinale se si considera che è sempre stato dichiaratamente antisemita e vicino al reich nelle sue posizioni razziste, al punto da rifiutarsi di ricevere Kurt Gerstein, ufficiale delle SS e testimone oculare dello sterminio, il quale, tramite il nunzio apostolico, voleva informare il Vaticano della persecuzione degli Ebrei.
Partendo dalle “premesse etiche” del razzismo tutto può diventare “normale” e forse dobbiamo avere paura ancora oggi di questo tipo di normalità: sembra diventato “normale” ogni atteggiamento offensivo o violento nei confronti di chiunque si consideri diverso per religione, etnia, colore della pelle, orientamento sessuale.
E “normale” rifiutare la cittadinanza ad una vittima delle persecuzioni nazifasciste, mentre altrove si propone di intitolare una via a chi ha firmato nel 1938 quel manifesto della razza che delle persecuzioni rappresenta l’origine.
Teramo 20 gennaio 2020