Diritti umani. Il caso Albania – SCACCIATO DALLA PROPRIA CASA SENZA PREAVVISO IL FIGLIO DI ENVER HOXHA di Maurizio Nocera
Quando si dice Diritti umani. Per più di un secolo, il capitalismo imperialista occidentale si è fatto alfiere dei Diritti umani in ogni angolo del pianeta, difendendo ogni specie di personaggio, politico o intellettuale che fosse, “dissidente” nei confronti del potere politico del proprio Paese, soprattutto se Popolare, Socialista, Comunista, Antifascista, Non Allineato e così via). Fino al punto di elevare il personaggio “dissidente” al rango di Premio Nobel (o di qualsiasi altro premio o altro incarico monetizzato), indipendentemente dalle sue virtù letterarie, scientifiche, pacifiste o altro, ma semplicemente perché antisovietico o anticinese o antienverista. Spesso, a decidere l’assegnazione di tali premi non sono stati i membri dell’Accademia scandinava (che qualche vocina l’hanno pure messa) quanto, invece, i generali del Pentagono o i signori super affettati della Casa Bianca.
Così non è stato ed è per coloro che sono dissidenti nei confronti dell’Occidente capitalistico, i quali, anche se protestano per un loro diritto, non solo non si vedono assegnato alcun premio, ma anzi vengono perseguitati, spesso incarcerati e comunque emarginati dalle società in cui sono contestualizzati.
È il caso dell’ingegnere Ilir Hoxha, figlio di Enver Hoxha (Argirocastro 1908 – Tirana 1985). Il 26 giugno scorso, senza alcun preavviso, la famiglia di Ilir Hoxha si è vista arrivare a casa i bulldozer di una società demolitrice edile, che gli hanno demolito la casa nella quale viveva dal 1993. Cosa ancora più inaudita, dentro tale abitazione c’erano mobili, indumenti, documenti e libri di suo padre e di sua madre, la leggendaria partigiana antinazifascista Nexhmije Hoxha (Bitola 1921 – Tirana, 2020), anche lei vissuta in quella casa (si trattava degli angusti uffici dell’ex pollaio di Tirana al tempo della Repubblica Popolare Socialista d’Albania) dal 1997 ad oggi.
Fino al 1997, l’attuale regime di Tirana, aveva tenuto in prigione Nexhmije, una delle fondatrici del moderno Stato albanese, il cui potere centrale è stato usurpato nel 1991 con l’inganno e la violenza dai satrapi Berisha e Rama.
Immediatamente l’ingegnere Ilir Hoxha ha protestato, cercando di bloccare la demolizione della casa almeno per avere il tempo di liberarla di quanto c’era ancora in essa. Il 29 giugno, Ilir Hoxha ha inviato una lettera al primo ministro Edi Rama (e p. c. all’ambasciatore degli Stati Uniti, all’ambasciatore dell’UE, agli avocati albanesi, al rappresentante della Difesa dei Diritti umani di Tirana).
Questo il tenore della lettera:
«Mi rivolgo a lei, signor Edi Rama (nonostante la sua opinione su Enver Hoxha, che non mi interessa). Mi rivolgo a lei in quanto Primo Ministro del mio Paese, per proteggermi da alcune istituzioni che sono sotto la sua direzione, in particolare l’IKMT (azienda demolitrice), guidata dalla signora Dallëndyshe Bici./ In base alla legge di esproprio n. 8561 del 22.12.1999, nell’ambito della realizzazione del progetto “Cavalcavia del palazzo con frecce – Rotonda dell’Aquila” (lotto I), a suo tempo, siamo stati informati dell’esproprio del nostro appartamento. Non abbiamo avuto obiezioni a tale esproprio, anzi abbiamo mostrato tutta la nostra piena comprensione a che venisse realizzato il grande lavoro pubblico. Nel frattempo, stavamo aspettando di ricevere il risarcimento che ci spettava per poterci stabilire in un altro appartamento. Stavamo quindi aspettando la notifica scritta dall’IKMT per poi poter lasciare l’appartamento. Credo che questa sia la prassi normale in questi casi, ed è dell’amministrazione statale preposto nei confronti dei cittadini di questo Paese, i quali hanno tutto il diritto di essere trattati con la dovuta cura e rispetto e non con azioni fasciste, così come è accaduto a noi. / Così non è stato./ Il 26 giugno 2020, alle ore 9, nell’edificio in cui vivevamo io e altri membri della mia famiglia, gli ispettori IKMT sono apparsi con gli escavatori per demolire l’edificio. Vi informo che non abbiamo ricevuto alcuna decisione scritta dall’IKMT sulla demolizione dell’edificio, che ci doveva preannunciare la data in cui dovevamo lasciare l’edificio. Quindi, abbiamo dovuto affrontare un’azione completamente arbitraria. In queste circostanze, sono stato costretto a inviare un Sms alla signora Dallëndyshe Bici (responsabile dell’IKMT), alla quale ho scritto: “Buona giornata, per favore. Sono venuti a distruggere la casa. Non abbiamo obiezioni. Preghiamo solo di rimandare l’evento di due giorni, affinché possiamo liberare l’appartamento delle nostre cose. Prego di avere un po’ di comprensione e che ci accordiate il rinvio. Grazie. Rispettosamente, Ilir Hoxha”./ La signora in questione, ammesso che non abbia letto l’Sms, non ci ha dato alcuna risposta, nonostante sapesse che la sua istituzione era colpevole./ Per non essere da meno, sotto l’arrogante costante pressione dei dipendenti IKMT, hanno tagliato le luci dell’appartamento, ci hanno sfrattati con la forza, pur sapendo e vedendo che, all’interno della casa, c’erano molte reliquie e altri materiali di Enver Hoxha, più le nostre cose personali./ L’obiettivo della signora Dallëndyshe Bici era di scacciare la famiglia di Enver Hoxha da quella pur misera casa. Il suo obiettivo l’ha raggiunto. Oggi sono rimasto senzatetto e i mobili e gli oggetti che siamo riusciti a salvare in poche ore sono stati distribuiti agli amici e al popolo albanese. Mi dispiace, signor Primo Ministro, rammentandole che una situazione simile si è verificata quando Sali Berisha ci ha scacciato dalla nostra precedente casa nel 1993. Mi chiedo come mai tali metodi fascisti si verifichino ancora dopo 30 anni, e da parte di un governo che dice di essere di sinistra?/ Ma non finisce qui. Infatti la volontà persecutoria nei confronti della famiglia di Enver Hoxha è stata chiara sin da subito, in quanto, dopo essere stati sfrattati con la forza dalla nostra casa, l’IKMT non solo non ha demolito immediatamente l’edificio [cosa che è avvenuta solo alcune ore dopo], ma ha permesso a gente qualsiasi di entrare nell’appartamento e saccheggiarlo. In questo caso siamo stati danneggiati non solo materialmente, ma anche moralmente, perché le cose della nostra casa sono finite in mani di gente sconosciuta, mentre invece, se fossimo stati avvisati anticipatamente, avremmo avuto il tempo di svuotare l’appartamento./ Tutto ciò, signor Primo Ministro, è inconcepibile. La Sua amministrazione ha avuto quasi due anni per assicurarsi che tutto andasse bene. Anche noi ci saremmo sistemati in tempo e i lavori non sarebbero stati ostacolati. Perché questa arroganza? Per mostrare che Lei è forte e che può fare quello che vuole, e magari avere un’amministrazione incompetente per la sfortuna di questa gente?/ L’istituzione IKMT è responsabile ed io seguirò il percorso legale per: Stupro abitativo; Furto di varie reliquie e documentazione di Enver Hoxha; Furto di mobili personali; Violazione dei diritti umani; Danni morali e offesa alla dignità della mia famiglia./ Per tutto ciò cercherò un risarcimento morale e materiale./ Vorrei e spero che la nuova giustizia sia imparziale e non politicizzata. […] Con rispetto. ILIR HOXHA».
Che sia accaduto un evento simile in Albania è una vergogna, che non passerà sotto silenzio. Già moltissimi atti di solidarietà sono giunti all’ingegnere Ilir Hoxha provenienti da ogni parte del mondo. Si è trattato di un atto persecutorio compiuto dalla dirigenza dello Stato albanese, quello attualmente governato da Edi Rama e continuamente ammorbato dalle trame reazionarie del neo-nazifascista Berisha. Tale atto non può che essere configurato come razzista, fascista e oltraggioso nei confronti di un elementare diritto umano, il diritto alla casa. Ancora tale atto è ignominioso e disonorevole dell’attuale dirigenza dello Stato albanese, che pretende di entrare nell’Unione Europea come Stato democratico. No, questo attuale Stato albanese non è uno Stato democratico, e i fatti lo stanno a dimostrare.
L’attuale dirigenza dello Stato albanese è responsabile dell’ignobile atto nei confronti della famiglia Hoxha, non preavvisandola di quanto era nelle intenzioni dell’istituzione che, in segreto, aveva deciso la demolizione della casa nella quale gli Hoxha vivevano da oltre 30 anni. Non dimenticando che dal 1997 viveva lì anche la leggendaria combattente partigiana antinazifascista Nexhmije Hoxha. Alla sua morte, nel febbraio scorso, l’attuale dirigenza dello Stato albanese avrebbe dovuto decretare almeno il lutto nazionale, ma non l’ha fatto perché, sostanzialmente, ignora la storia ed è povera di prospettive future, per se stessa e per il suo stesso popolo. Essa non conosce la Storia dell’Albania e, cosa ben più grave, l’ha disonorata.
Un giorno la Storia sarà chiara e “parlerà”, anzi già “parla” di quest’ultima infamia, compiuta ai danni della famiglia di Enver Hoxha. Allora apparirà chiaro al mondo il volto disonorevole e squallido di personaggi come Sali Berisha ed Edi Rama.
Gli antifascisti e i sinceri democratici italiani sono al fianco dell’ingegnere Ilir Hoxha in questa battaglia per il rispetto dei diritti umani anche in Albania.