A PROPOSITO DEL GIORNO DELLA VITTORIA
La mattina dell’8 maggio 1945, in un sobborgo di Berlino, alla presenza delle forze armate dell’Unione Sovietica, dell’Inghilterra, della Francia e dei rappresentanti del comando supremo della Wehrmacht, venne firmato l’atto di capitolazione incondizionata della Germania nazista.
I popoli sovietici, che avevano sopportato la maggior parte del peso della guerra e avevano avuto le maggior perdite in vite umane ( 25-27 milioni di morti), insieme ai popoli amici, salutarono trionfalmente questo storico avvenimento. Il 9 maggio 1945, giorno della definitiva capitolazione della Germania nazista, venne dichiarato dal presidente del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica Il Giorno della vittoria.
Tuttavia, il 24 giugno 1945, mentre a Mosca, sulla Piazza Rossa, veniva organizzata la parata della vittoria, con la deposizione davanti al Mausoleo di Lenin di 200 bandiere strappate alle truppe naziste, i circoli dirigenti degli Stati Uniti e dell’Inghilterra iniziavano trattative segrete con i “ministri” del governo Dönitz, che rappresentava l’ultimo centro ancora in vita della cricca nazista. Dönitz, successore di Hitler, aveva costituito a Flensburg sul confine danese, il 2 maggio 1945, un “nuovo” governo il cui ministro delle finanze e degli esteri era il conte Schwerin von Krosigk, ex ministro delle finanze di Hitler.
Ma le numerose proteste sollevate dall’opinione pubblica inglese e americana e le prese di posizione del governo dell’Unione Sovietica, indussero le potenze occidentali a disciogliere il governo Dönitz il 23 maggio 1945.
Oggi, a distanza di 97 anni da quel 2 maggio, il nuovo governo socialdemocratico tedesco di Scholz impedisce, al popolo tedesco, di onorare e commemorare la liberazione di Berlino dal nazismo.
Teramo 08-05-2022
La Redazione