Sul dopo elezioni in Italia di Luigi Marino
E’ prematuro tentare di decifrare i connotati reali della futura politica di governo ed in particolare delle scelte di politica estera. D’altra parte l’attuale schieramento in Parlamento delle forze politiche che hanno vinto le elezioni e che sono deputate a governare, nonché la stessa variegata composizione delle forze di opposizione non lasciano prevedere una sostanziale rinuncia all’atlantismo oltranzista, totalmente sottomesso al volere degli U.S.A. e della NATO, che sinora è stato portato avanti con presuntuosa baldanza senza minimamente tener conto dei reali interessi nazionali.
Nel mutato contesto, dopo la “caduta del muro di Berlino”, c’è quasi da rimpiangere la tradizionale politica estera italiana a partire dai primi governi di centro-sinistra. Pur nell’appartenenza del paese al Patto Atlantico, quella politica si sostanziava anche in utili scelte volte a stabilire proficui rapporti sia con il mondo arabo – basti ricordare la politica petrolifera di Enrico Mattei! – sia con l’Europa Orientale mediante la ripresa di scambi commerciali e culturali con i paesi socialisti, a cominciare dalla costruzione di una grande fabbrica di automobili a Togliatti grad. In sostanza non vi era la decisione di uscire dall’alleanza militare atlantica – impossibile storicamente del resto in un mondo bipolare – ma invece la scelta di un modo di stare nell’Alleanza: se supinamente per “cupidigia di servilismo” o invece per svolgervi un ruolo attivo in funzione della distensione internazionale ed orientato alla comprensione da ambe le parti delle altrui ragioni. Oggi, al contrario, anche nei confronti dell’attuale tragico conflitto russo-ucraino che ci angoscia, che si sta svolgendo con il sostegno incondizionato e molto impegnativo dell’intero “Occidente”, non si è voluto assumere da parte delle diverse formazioni politiche, tutte dichiaratesi atlantiste! , alcun ruolo per concorrere ad una equa soluzione dei problemi di quest’area dell’Europa Orientale. Non si è operato minimamente per evitare la guerra. Anzi, si sono oscurati gli antefatti e negati i tragici avvenimenti successivi che hanno determinato l’intervento russo. Non si è voluto rispondere positivamente alla legittima richiesta russa di sicurezza con una Ucraina neutrale ai propri confini, stante la millenaria comune appartenenza alla comunità slava. Né si è voluto da parte dell’Occidente invitare con decisione l’Ucraina al rispetto degli accordi di Minsk e cioè a concedere un’ampia autonomia alle regioni del Donbass, così come l’Italia ebbe e decidere per l’Alto Adige senza ricorrere a bombardamenti.
Il mondo non è più quello in cui l’unilateralismo delle scelte U.S.A. finiva per definire gli assetti geopolitici globali. La Russia e la Cina non sono le stesse di trent’anni fa e con esse bisogna che USA e NATO facciano lucidamente i conti. Non è pensabile di poter continuare ad umiliare ulteriormente la Russia, come è avvenuto anche con l’espansione della NATO sino ai suoi confini, né di poter continuare ad ignorare le legittime aspettative della Cina di vedere riconosciuta la propria autorevolezza. Non è lungimirante una politica che si sostanzi essenzialmente in provocatorie e minacciose esercitazioni militari nell’area asiatica. Così pure occorre rispetto e comprensione per tanti altri soggetti della politica internazionale, che ricercano una propria via di progresso economico e sociale.
In definitiva fin quando non subentrerà realismo politico nel riconoscere che l’attuale stato mondiale è di fatto multipolare non sono prefigurabili sostanziali modifiche nella politica estera degli Stati Uniti e dei suoi alleati atlantici. Realismo politico quindi, che impone di tener conto degli attuali rapporti di forza per assicurare una pacifica coesistenza negli interessi vitali delle rispettive popolazioni. Ed in questo una Europa né antirussa né antiamericana dovrà conquistarsi una sua funzione equilibratrice ed equanime, orientata verso la tutela dei propri interessi politici ed economici, cioè perseguendo una politica di pace e di collaborazione con tutti i paesi di fronte ai comuni problemi globali che incombono sul destino nostro e delle future generazioni.
20 0ttobre 2022