ELETTI ITALIANI EUROPEI di Erman Dovis, Gianni Dozzi, Danilo Sarra[i]
A dispetto del quadro apparentemente confuso, ben chiara è la situazione che si vuole determinare: impedire qualsiasi maggioranza dando vigore e forza alla strategia monopolista volta a fomentare il caos istituzionale in atto da tempo e a distruggere le istanze democratiche come quelle provinciali.
Perseguire queste politiche è il senso del ritorno del gangster monopolista Berlusconi, al di là dei contrasti tra Wall Street e Maastricht.
L’attuale modo di produzione capitalistico, di tipo monopolista, vede poche oligarchie dirigere interi settori dell’economia, manovrando incessantemente per assumere il diretto controllo di ogni aspetto della vita.
Alcuni monopoli privati hanno un peso economico cosi grande da superare i bilanci e la produzione industriale di intere nazioni, hanno fatturati di quattro o cinque volte superiori al prodotto interno lordo di paesi come Portogallo e Ungheria.
Nell’attuale fase monopolista, questi poteri sono alla base di regimi reazionari contro la classe operaia, le masse popolari e la stessa piccola, media e grande borghesia.
Tuttavia non possiamo dire che per il grande monopolismo imperialista le cose stiano andando bene.
Monti e Berlusconi hanno perso molti voti rispetto alle precedenti tornate elettorali. Le forze democratiche e socialiste (Pd, Psi e Sel) sono state sfrondate e incoraggiate verso una lotta di cambiamento. Le forze comuniste e d’avanguardia, raccolte nella coalizione Rivoluzione Civile, hanno ottenuto pochi risultati, dovuti a divisioni, appannamento di identità e scarsa organicità di classe e continentale, di visione e di lotta.
Occorre senza meno una seria valutazione di queste esperienze.
L’imprevisto successo elettorale di M5S mostra come esista nel paese una ferma volontà nell’opporsi alla violenza monopolista che si manifesta attraverso licenziamenti, povertà, dismissioni industriali e guerre.
L’urlo di protesta uscito dalle urne, sottolinea l’emergere dello scontro di classe sempre più frontale tra le grandi famiglie monopoliste mondiali e la classe operaia, le masse popolari e democratiche, riecheggiando il dualismo del potere[ii] dell’Aprile 1917.
Il Fronte democratico diretto dalla classe operaia guidata dai comunisti, può oggi contare sul largo tessuto istituzionale progressista (Primavera di Melfi) e su un vasto retroterra di sostegno formato dagli Stati socialisti e dai Paesi democratici come sono i Brics.
Decisivo sarà il lavoro delle forze culturali dell’Anpi, dei sindacati e dei partiti progressisti.
La mannaia del monopolismo imperialista e della speculazione finanziaria colpisce non solo i lavoratori dipendenti ma, con eguale intensità, tutte le filiere subappaltatrici degli artigiani, dei commercianti, degli ambulanti, soprattutto stranieri, dei lavoratori autonomi, della piccola e media imprenditoria.
La disoccupazione raggiunge livelli record, aumenta il numero di cassintegrati in deroga e le condizioni delle piccole e medie imprese peggiorano inesorabilmente.
Queste ultime vedono aumentare i loro problemi proprio dalla riduzione dei finanziamenti da parte delle banche e dal ritardo delle riscossioni dei crediti che vantano verso il monopolista privato.
La sofferenza e lo smantellamento dell’ampia rete delle piccole e medie imprese, i licenziamenti, la crescente precarizzazione dei lavoratori, l’abbassamento dei salari e la limitazione del potere d’acquisto delle masse sono aspetti della realtà concreta che rendono storicamente necessaria l’alleanza tra queste classi sfruttate.
Un’alleanza che parta dalla ricostruzione e dal rafforzamento di una forte coscienza di classe tra i lavoratori.
Solo se la classe operaia è compatta, cosciente e portatrice di un forte cambiamento marxista, può veramente guidare il lungo e progressivo processo di trasformazione rivoluzionaria della società.
Per questo è indispensabile che tutte le forze comuniste e di sinistra ristabiliscano un profondo legame sociale, culturale e umano con tutti quei pezzi di società.
Un legame da realizzarsi non a scopi solamente elettoralistici come spesso è avvenuto in questi ultimi anni, affinchè le elezioni siano anche un momento funzionale al lavoro di educazione e di proselitismo svolto all’interno della società, nelle fabbriche, nelle vertenze, nelle scuole e in tutti i luoghi pubblici e di massa.
La grande battaglia da sostenere oggi, dal punto di vista culturale, consiste nello sfaldare quella cappa di individualismo e di opportunismo che il monopolismo imperialista, rappresentato dal berlusconismo e dal montismo, ha disseminato tra gli operai e le masse popolari. Una battaglia culturale legata alla lotta politica e di massa per il miglioramento delle condizioni materiali di vita degli operai e dei cittadini.
Arginare la disoccupazione, la precarizzazione del lavoro e lo smantellamento dello stato sociale sono delle esigenze storiche. Per queste esigenze ogni movimento spontaneo concreto delle masse, come può apparire il movimento M5S, deve confluire organicamente in un unico e forte Fronte democratico diretto dalla classe operaia organizzata.
Parti essenziali di esso sono le forze politiche costituzionali democratiche, comuniste e socialiste, fondate in Italiasull’esempio politico e morale di Piero Gobetti, Antonio Gramsci e Sandro Pertini.
Storicamente questi movimenti sono stati consolidati dalla comune lotta continentale contro il nazifascismo, quali espressioni coscienti e organizzate dei popoli, dell’avanguardia della classe operaia e del proletariato.
Sul piano continentale, Il Fronte democratico costituzionale e di massa potrà sconfiggere il monopolismo privato e trasformare la società se sarà diretto dalla classe operaia: per organizzarlo e potenziarlo è prioritaria la crescente e concreta unità d’azione tra i partiti comunisti e di sinistra esistenti.
Al monopolismo privato continentale di Maastricht, i comunisti e la classe operaia devono rispondere rafforzando rapporti di collaborazione e di unità, come già fanno le forze proletarie e i partiti del BeNeLux e della Germania.
In sostanza, il ruolo storico dei comunisti è guidare la classe operaia, consapevoli che i suoi organizzatori saranno gli stessi operai d’avanguardia.
Oggi, secondo noi, gli organizzatori della classe operaia devono essere gli operai stessi. (Gramsci)
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[i] Giovani Operai e Studenti di M5S, di Pdci e di Sel.
[ii] Vladimir Il’ič Lenin, Il dualismo del potere, Edizioni Mosca 1948 (ripubblicato sulla rivista Gramsci n. 17 del Maggio 2012, pagg. 45-46).