DESTRA BERLUSCONISTA SPACCATA
L’odierna scissione della destra neofascista berlusconiana è la chiara manifestazione di un processo di disfacimento politico che affonda le sue radici in cinquant’anni di Restaurazione monopolistica e nelle corrispondenti lotte operaie europee. Qui basta ricordare le principali: lotta del Coordinamento internazionale dei delegati Renault del 1997 che vide coinvolti i settori auto di Belgio, Francia, Portogallo, Spagna e Slovenia; lotta del Coordinamento dei delegati di Norvegia nella primavera del 2000 con lo sciopero e l’occupazione delle fabbriche; lotta del Coordinamento Distrettuale dei delegati Sata nella primavera del 2004 che piegò a Melfi la Fiat e la repressione poliziesca di Berlusconi (rivista Gramsci,n.11, febbraio 2006).
Tutte queste lotte vittoriose ebbero un denominatore comune, ma soprattutto quella di Melfi, misero in evidenza che il fattore decisivo è il sistema di alleanze di forze politiche democratiche e istituzionali attorno alla classe operaia, cioè la creazione di un vasto Fronte democratico.
In Italia, Wall Street, Ior e City sono ora più isolate e invise alle masse.
La vicenda Berlusconi Alfano mostra come i loro contrasti con i monopolisti di Maastricht possono essere sfruttati con acume dal Fronte democratico diretto dalla classe operaia, che deve rispondere con la massima unità d’azione di tutte le forze anti monopoliste per strappare ai monopolisti la Banca Centrale Europea e renderla pubblica, per modernizzare l’economia del Continente e per costruire la Nuova Europa della democrazia e del socialismo.
Le forze istituzionali democratiche possono legarsi maggiormente alle lotte di massa per respingere l’arroganza monopolista, rafforzare il Fronte democratico e imporre con più forza gli interessi generali dei lavoratori.
Teramo, 16 Novembre 2013