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UNITA’ ANTIMONOPOLISTA E PARTITO

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La tessitura profonda del lavoro e il cammino lento della democrazia annodano la lunga emancipazione delle Città, delle Regioni, delle Nazioni e dei Continenti.
L’oligarchia monopolista di un pugno di dinastie finanziarie in contrasto tra loro, proprietaria dei complessi produttivi apicali, schiaccia il processo storico.
L’ammasso di capitale nero avvolge e sconvolge i tessuti produttivi, istituzionali e culturali di ogni continente, soprattutto in Europa centrale dove dominano le dinastie Rockefeller Rothschild, finanziatrici di Mussolini e Hitler.
Una duale diarchia ammassa superprofitti gonfiati da emissioni speculative di denaro.
Esse mirano a distruggere le Repubbliche costituzionali sorte dalla vittoria sul nazifascismo e a imporre regimi “bipolari” con ampi poteri presidenziali neoducisti.
Una alla volta, neofascistizzano le nazioni al prevalente dominio dell’una o dell’altra.
Dissolveranno o soggiogheranno la Ue, continueranno le aggressioni del Medioriente e dell’Africa, preparando la guerra contro la Cina, i Brics e gli altri continenti.
L’arco costituzionale liberale, socialista e comunista deve opporsi, sostenuto dalla mobilitazione della borghesia produttiva, del proletariato, della classe operaia e del popolo: occorre difendere le istituzioni democratiche dall’assalto neofascista.
Tuttavia, la fase monopolista del sistema capitalista, è in crisi profonda.
La classe operaia, il Fronte democratico e i Brics sconfiggeranno il monopolismo.
Una lotta lunga, educata dai partiti internazionali democratici, socialisti e comunisti.
La corsa al massimo profitto ha accentuato le contraddizioni inter-monopoliste, ha privatizzato le economie degli Stati socialisti e democratici europei, fomentando e finanziando terrorismo, neofascismo, divisioni, guerre civili, e aggressioni militari.
E’ aumentato lo sfruttamento e l’impoverimento di miliardi di esseri umani.[i]
Il capitale accumulato illegalmente, è nascosto nei cosiddetti paradisi fiscali.[ii]
La liquidità mondiale della moneta ha raggiunto livelli stratosferici superiori di 12 volte il Pil mondiale[iii], un ammasso superfluo al solo scopo del dominio monopolista.
Le dinastie finanziarie Rothschild e Rockefeller, finanziatrici usuraie di Stati, hanno stretto opportuni rapporti per rigenerare la vitalità della finanza transatlantica.[iv]
La Bce stampa l’Euro dandolo alle grandi banche private, che l’addebitano agli Stati. Mille famiglie monopoliste hanno accumulato un milione di miliardi di dollari.[v]
Alcuni gruppi monopolisti abbracciano più settori, e per peso economico e ruolo nell’economia mondiale, superano il bilancio e la produzione di intere nazioni.[vi]
Le economie nazionali sono diventati anelli delle grandi filiere multinazionali.
La fermata dell’Ilva di Taranto blocca anche gli stabilimenti di Tunisia e Francia; la vertenza Arcelormittal, partita in Francia, ferma quelli di Benelux e Germania.
La privatizzazione dell’acqua, lo smantellamento del servizio sanitario nazionale e dello stato sociale, le stesse privatizzazioni dei gruppi industriali pubblici hanno la loro radice nel processo di accentramento monopolista mondiale.
La brutale concorrenza per accaparrarsi fette di mercato genera profondi contrasti che scuotono i monopolisti straccioni dell’Ue: da una parte tentano di rafforzare e stabilizzare l’attuale fase politica, attraverso l’istituzione di organismi privati intergovernativi, dall’altra la sottopongono a profonde tensioni interne.
Una lotta accanita ad esempio avviene tra i governi servili di Belgio, Olanda, Lussemburgo e Regno Unito per favorire l’arrivo dei capitali offshore, grazie alle giurisdizioni segrete dei regimi fiscali di questi paesi. Ma è solo un aspetto.
Il tentativo di comporre l’Europa monopolista in uno stato federale, secondo anche le dichiarazioni del presidente della Commissione Europea Barroso, è una chimera che viene da lontano, impedita dalle profonde contraddizioni inter-monopoliste: nel 1966 furono tali contraddizioni a determinare l’uscita della Francia dalla Nato, anche se ciò non impedì  comuni strategie antisocialiste[vii] contro l’Urss, gli Stati socialisti del Patto di Varsavia, ed i partiti comunisti dell’Europa occidentale. 
In definitiva, fermo restando il dominio dei monopolisti, lo Stato Europeo non si farà mai, perché come disse Lenin, essi sono lupi e si sbraneranno.
La crisi del monopolismo determina la massima concentrazione di capitale nero e la massima scomposizione del lavoro e della società.
Dopo la grande vittoria sul nazifascismo, la classe operaia, le masse lavoratrici e popolari credettero sconfitta l’oligarchia monopolista, allentando i vincoli di controllo e vigilanza di classe nei propri partiti, sindacati e Stati.
L’oligarchia monopolista ha adottato strategie per restaurare il suo potere assoluto.
Alimentando il consumismo, il terziario e l’eccedenza finanziaria, ha favorito l’emergere di strati di aristocrazia operaia e democratica.
Con il decentramento produttivo, i monopolisti hanno diviso la classe operaia, aprendo il campo all’individualismo, seminando illusioni riformiste e nazionaliste.
La classe operaia così disgregata, allontanata dalle sue funzioni dirigenti, è stata sostituita da gruppi sociali subalterni.
Nei partiti comunisti, ciò ha maturato un distacco dalla realtà, un’analisi degli eventi sempre più slacciata dalla lotta di classe, quindi astratta.
Il derivato e debole impianto teorico ha aperto spazi alle forze populiste e neo-fasciste, le quali favoriscono l’aperta dittatura terroristica del monopolismo.
Nella seconda metà del secolo scorso[viii] in carenza dell’analisi teorica del proletariato, la lotta del marxismo contro il revisionismo moderno[ix] si è affievolita.  
La conseguente divisione della classe operaia ha prodotto la diaspora dei comunisti, fino alla distruzione dell’Urss, dei Paesi socialisti europei, alla dissoluzione di forti sindacati di massa, di radicati partiti, e dello stesso concetto di classe.
In ogni caso, la classe operaia non si piega[x] alla morente violenza di Maastricht.
Nei grandi luoghi nazionali della produzione e della ricerca, essa resiste e sollecita le forze comuniste e della sinistra ad una stretta unità d’azione per articolate e collegate lotte continentali all’altezza delle sfide poste dalla crisi.
L’unità d’azione va attuata senza discriminazioni verso alcune provenienze.[xi]
La riavviata nuova unità di lotta continentale della classe operaia esprimerà il suo programma rivoluzionario e il suo adeguato partito comunista.
In questo senso, la lotta per una salda unità d’azione[xii] dei comunisti e della sinistra è una fase transitoria funzionale alla nuova unità della classe operaia, condizione necessaria per esprimere il programma e il partito per la presa del potere politico.
Il rovesciamento di questo concreto processo marxista di trasformazione è una astrazione idealista staccata dall’esistenza delle classi e della loro lotta.
La formazione del partito rivoluzionario, di classe e di massa, è un profondo processo di decantazione teorico-politico.
La sommatoria di entità esistenti porta a partiti di massa di classi o strati intermedi.
I sofferti congressi di Pd, Pdci, Prc, Psi, e Sel hanno mostrato la comprensione parziale della fase antimonopolista della lotta di emancipazione sociale e nazionale.
Occorre perciò uscire da una visione nazionalista ed isolata delle vicende storiche, per una prospettiva socialista continentale, nella quale sia predominante la componente internazionale rispetto a quella nazionale.[xiii]
Una forte unità d’azione politica con gli altri partiti comunisti e di sinistra dell’area imperialista centro-europea, anello debole della struttura monopolista mondiale, con l’obbiettivo strategico dello Stato democratico socialista continentale.[xiv]
Tutto ciò nella ferma convinzione che un  Partito continentale internazional[xv] lo è realmente se i suoi militanti e le sue organizzazioni sono esistenti in più Nazioni.[vxi]
Partito Comunista internazionale, Stato socialista continentale diretto dalla classe operaia e dai suoi alleati, Governi democratici nazionali, sono i tre gradini che conducono la società internazionale verso la liberazione dal giogo del  monopolismo.
Un processo lungo nella consapevolezza che la lotta anti-monopolista è un momento prioritario della secolare battaglia per il superamento del capitalismo. 
La lotta per l’unità dei comunisti e il loro partito nei Paesi imperialisti europei, espressione della fondamentale lotta per l’unità dell’avanguardia della classe operaia continentale, è cominciata con il forte e creativo impegno del compagno Gramsci.[xvii]
I nuclei più internazionalisti militanti nei Paesi di Austria, Benelux, Francia, Germania, Italia e Svizzera lotteranno per aumentare l’unità d’azione dei partiti comunisti, della sinistra e dei loro alleati.
Nel frattempo essi dovranno costituire la Frazione comunista (antimonopolista)… in condizione di funzionare e di svilupparsi fin da oggi come un vero Partito[xviii] per educare e guidare la classe operaia contro il morente monopolismo di Maastricht.
Il Cmld’I parteciperà alla formazione della Frazione comunista centroeuropea, esaurendo la sua funzione[xix]: il nuovo sorge potenziando il vecchio, non liquidandolo.
L’avanguardia organizzata della classe operaia, sostenuta dal Fronte democratico, strapperà i complessi apicali della produzione e della ricerca al decadente monopolismo europeo.
Lo Stato continente, operaio e democratico, prosciugherà l’oceano nero attorno al mondo.

BCE PUBBLICA ELEZIONI NAZIONALI PROPORZIONALI

laviadelcomunismo@centrogramsci.it, 29 dicembre 2013

NOTE
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[i] Jean Ziegler, La privatizzazione del mondo, Marco Tropea Milano 2003, pag.35 e seguenti: Più di due miliardi di esseri umani vivono in quella che il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo(UNPD) chiama “indigenza assoluta”, senza un reddito fisso, senza un lavoro regolare, senza un alloggio adeguato, senza accesso a cure mediche, cibo sufficiente, acqua potabile, istruzione. I signori del capitale globalizzato esercitano su questi miliardi di persone un diritto di vita e di morte…
Il capitale in circolazione è a sua volta virtuale e attualmente è diciotto volte superiore al valore di tutti i beni e i servizi prodotti in un anno e disponibili sul pianeta (Pil ndr).

[ii] Nicholas Shaxon, Le isole del tesoro, Feltrinelli, Milano 2011, pagg. 13 e 15: il Sistema offshore collega la malavita con l’Elite finanziaria, gli establishment della diplomazia e dei servizi segreti con le Multinazionali. Il sistema offshore determina i conflitti, plasma le nostre percezioni, crea instabilità finanziaria e assicura compensi stratosferici a Les Grands, le persone che contano… Il sistema offshore è nella realtà che ci circonda. Più della metà del commercio mondiale passa, almeno sulla carta, attraverso i paradisi fiscali.

 
[iii] Giorgio Ruffolo, Il mercato impeccabile, La Repubblica del 27 agosto 2011;

[iv] Maurizio Molinari, Matrimonio d’interesse, La Stampa dell’11 giugno 2012: I banchieri d’Europa, finanziatori di Papi e imperatori, si alleano con la dinastia più ricca e rispettata di Wall Street con un patto di entità segreta il cui intento è rigenerare la vitalità della finanza transatlantica aggredita dalle crisi e sfidata dai nuovi rivali emergenti sui mercati di Asia e Russia.
L’intesa fra Lord Jacob Rothschild, 76 anni, e David Rockefeller, che ne ha venti di più, segna un momento di fine e al tempo stesso di inizio della finanza occidentale come oggi noi la conosciamo.

[v] Crisi del monopolismo, Rivista Gramsci, numero 19 del febbraio 2013, pag. 4: Mille famiglie monopoliste hanno accumulato illegalmente oltre un milione di miliardi di dollari.In base alla Teoria Pareto sulla distribuzione ineguale della ricchezza in regime capitalista, due delle grandi famiglie monopoliste, la statunitense Rockefeller e l’inglese Rotschild, posseggono circa 400.000 miliardi: da oltre due secoli esse prestano a usura (spread) agli Stati il denaro che gli Stati stessi stampano.

[vi] BlackRock punta dieci miliardi in Italia, di Moyra Longo, Il Sole 24 Ore del 18 dicembre 2013; (…) con oltre 4mila miliardi di dollari ingestione, oltre due volte più del PIL italiano, BlackRock  è infatti la più grande società di amministrazione del risparmio del mondo. Non esiste anfratto dei mercati finanziari globali dove non abbia le mani. Solo nella Borsa italiana, secondo i dati di Capital Iq, ha almeno 10 miliardi di euro attualmente investiti: questo fa di BlackRock il primo investitore estero nella Penisola. Da Telecom ad Atlantia, da Prysmian ad Azimut, dal Banco Popolare a MPS: è quasi impossibile trovare una società italianache non abbia BlackRock tra i primi 10 soci. Una ragnatela fittissima”. BlackRock è una società di David Rockefeller.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-12-18/blackrock-punta-10-miliardi-italia-064836.shtml?uuid=ABXCyjk

[vii] Strategie antisocialiste all’epoca della contrapposizione dei sistemi, Sahra Wagenknecht,  Associazione Concetto Marchesi editore 2009, pag.7; Il tramonto di un sistema sociale equivale in ogni caso al fallimento di tale sistema,solo se il sistema stesso è causa della sua sconfitta; cioè quando l’evoluzione completa di questo sistema, fino alle sue più amare conseguenze, può essere considerata come risultato di un progetto errato già fin dall’inizio. L’ipotesi che sia cosi’, è la pietra miliare su cui l’attuale pensiero di sinistra fonda le  sue convinzioni. Non viene dimostrata, ma accettata a priori. Il cammino di chi accetta tale ipotesi porta, prima o poi, a Bad Godesberg. Il presente lavoro ha come tema non la storia del primo socialismo in sé, ma la storia delle strategie imperialiste elaborate durante la lotta contro il socialismo. Il suo obiettivo è descrivere con chiarezza l’articolazione delle condizioni esterne entro le quali il primo socialismo si è dovuto sviluppare.

[viii] La fine della classe operaia? Peter Mertens, Presidente del Partito del Lavoro Belga (PTB); http://www.marx21.it/storia-teoria-e-scienza/marxismo/21751-la-fine-della-classe-operaia.html: Per tutto il secolo scorso, i poveri, gli esclusi, coloro che si rifiutano di lavorare, gli immigrati, gli ecologisti, i verdi, i pacifisti, le donne, gli scienziati, gli informatici … tutti, prima o poi, sono stati identificati come il gruppo sociale al quale corrisponde la guida della rivoluzione. Il punto in comune tra tutte queste teorie, è che tutte ignorano le leggi sociali ed economiche della storia, che tutti evitano la questione della produzione e il controllo della produzione(…)
La classe operaia è il cuore pulsante del sistema. È il lavoro produttivo che crea la ricchezza della società. Il capitale può aumentare solo grazie al plusvalore generato nel processo di produzione(…)E’ proprio qui che risiede il ruolo della classe operaia come attore del cambiamento storico. I lavoratori produttivi sono nel centro della produzione e si scontrano ogni giorno con la contraddizione tra capitale e lavoro. Sono quindi nella posizione migliore per capire l’essenza di questo sistema.

[ix] L’educazione gramsciana, Rivista Gramsci, nota editoriale, pag.15: Alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento il revisionismo era un’influenza prevalentemente culturale della borghesia finanziaria imperialista sul movimento operaio e comunista internazionale.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, la lotta tra il marxismo e il revisionismo moderno, con esiti contraddittori, si è svolta essenzialmente sul terreno stesso del movimento operaio e della costruzione del socialismo…
Questa lotta ormai secolare, con le sue conquiste e le sue sconfitte, sul piano nazionale e internazionale, e le nuove condizioni di vita e i nuovi rapporti economici e sociali hanno determinato una diffusa antropologia comunista scomposta sostanzialmente in due insiemi: uno derivato dalle influenze del revisionismo di destra burocratico e riformista; l’altro derivato dalle influenze del revisionismo di sinistra movimentista e trotckista.
Due insiemi che riflettono la strutturale complessità del proletariato moderno: una parte del quale impiegato in lavori più stabili, ma ripetitivi, prevalentemente in aziende medio grandi, l’altra in condizioni più versatili, ma precarie e sommerse in imprese piccole e piccolissime.
Per imporre questa sfrenata divisione del lavoro, funzionale alla restaurazione del suo dominio, la borghesia finanziaria internazionale ha artificiosamente gonfiato l’emissione delle monete e la loro circolazione virtuale, attuata prevalentemente in nero.

[x] Nuova Unità, documenti del 4° congresso del Pcd’I (m-l), rapporto del compagno Fosco Dinucci, pag. 23: la classe operaia non  si piega nonostantel’offensiva paronale e i colpi ricevuti, come nei casi dell’accordo per la FIAT nel 1980 e degli accordi del 22 gennaio 1983 (denunciati subito dal nostro Partito), la classe operaia non si piega, come dimostrano le lotte soprattutto dei metalmeccanici; non si piega di fronte alla protervia padronale, al governo che appoggia il padronato, ai cedimenti dei dirigenti politici e sindacali opportunisti…  L’unità politica, ideologica e organizzativa dei comunisti è, nella concreta situazione storica del nostro paese, un processo nè semplice nè facile, verso cui tuttavia spingono le necessità della lotta di classe.

[xi] AA. VV. , Crisi del capitalismo e fascismo, La lezione di Gramsci e la “questione degli intellettuali”oggi, Convegno nazionale Roma 1994, Quaderni di Nuova Unità 1995, pag.69: Dunque, questo invito a tenere una relazione al vostro importante convegno è da una parte garanzia del carattere non frazionista o correntizio della vostra iniziativa, dall’altro è segno di un’apertura unitaria vera: occorre imparare a discutere da compagni e fra compagni, anche a partire da orientamenti diversi.
Consentitemi infine di aggiungere che vorrei assegnare a questa mia partecipazione anche il significato di una piccola ma assai convinta testimonianza affinchè cadano, finalmente e definitivamente, fra i comunisti le discriminazioni verso alcune provenienze in quanto tali, nella fattispecie verso quella marxista-leninista.

[xii] Berlusconi fermato a Melfi, Rivista Gramsci,n.11 del Febbraio 2006: Il Coordinamento dei delegati comunisti della Fiat di Melfi, fattore di unità di tutti i lavoratori e dell’intero e colorato sistema delle alleanze territoriali e nazionali, è stato principalmente il frutto dell’azione dei delegati della Fiom (Ds, PdCI, Prc e delegati comunisti senza partito). Gli altri delegati sindacali, in parte sono rimasti inerti, in parte hanno ostacolato tale sforzo organizzativo unitario…In ultima analisi, l’odierna lotta per l’unità dei comunisti, presenta due aspetti dialettici: il primo è la lotta per la loro unità di partito, necessariamente omogenea e processuale; il secondo è la lotta per la loro salda unità d’azione, necessariamente eterogenea e costante.
Quest’ultima può assumere anche le forme di un unico partito di massa, purchè vengano evitati errori come quelli commessi nel 1991 da gruppi dirigenti del Movimento della rifondazione comunista (inclusione di caporioni trotckisti che respinse nel Pds buona parte dei lavoratori comunisti) e nel 1998 dalla maggioranza movimentista del gruppo dirigente del Prc (rottura con il governo Prodi, sempre per influenza dei trotckisti, con ulteriore divisione dei lavoratori comunisti).

[xiii] Scienza e socialismo, Rivista Gramsci,numero 13 del gennaio 2009, pag.15: Per assolvere questo ruolo storico i comunisti devono costruire il loro partito, sulla base della politica della classe operaia e sulla convinzione della necessità di un partito in cui sia predominante la componente internazionale rispetto a quella nazionale. La tortuosa e lunga vicenda degli ultimi 40 anni dei  marxisti-leninisti italiani dimostra la maggiore complessità della lotta per la ricostruzione del partito della classe operaia nei paesi imperialisti. Attualmente, nell’area dei paesi imperialisti europei, opera un Coordinamento di forze e di partiti comunisti marxisti-leninisti. Esso può essere rafforzato e reso organico al  Coordinamento delle  forze e dei partiti comunisti, con un rapporto gramsciano, capace di legare la massima identità alla massima unità, necessario a realizzare una vasta e profonda riunificazione della classe operaia espressa nel Coordinamento europeo dei delegati dei grandi Gruppi multinazionali e dei Laboratori pubblici della ricerca avanzata.  Il Partito comunista tedesco (Dkp), il Partito del lavoro del Belgio (Ptb), il Nuovo Partito comunista dei Paesi Bassi (Ncpn) e il Partito comunista del Lussemburgo (Kpl) hanno costituito un Coordinamento che si riunisce per trattare questioni di comune interesse. È molto significativo che il Dkp partecipi anche al Coordinamento internazionale delle forze e dei partiti comunisti. Esemplificativo è anche l’esempio di unità d’azione tra Ptb, Partito comunista belga e Partito comunista del Canton Ticino su importanti battaglie comuni per colpire le grandi ricchezze, battaglie che ormai non hanno più un recinto nazionale. I compagni ticinesi sono molto oltretutto molto chiari: Lo sviluppo della produzione in una dimensione internazionale ha determinato nell’ultimo trentennio e determina tuttora profondi mutamenti anche sulla classe lavoratrice, soprattutto dei paesi del centro imperialista(..)La ristrutturazione capitalistica parcellizza quindi la composizione di classe, cancella diritti universali restituendoli alla disuguaglianza del libero mercato(..)Il sistema capitalistico è forzatamente in continua evoluzione, in quanto le sue contraddizioni intrinseche portano alla ricerca delle controtendenze che permettono di superare le crisi: il semplice allargamento della sfera d’influenza del capitale, l’uso sempre maggiorato di capitale fittizio (non derivante cioè da un processo produttivo di ricchezza) e la distruzione di capitale. Le conseguenze più dirette portate da tali tentativi di “evasione” dalle proprie contraddizioni sono la tendenza a formare monopoli(..)La contraddizione tra capitale e lavoro e quindi lo sfruttamento capitalistico restano elementi centrali della nostra analisi(…) ( Partito comunista del Canton Ticino, documento congressuale http://www.partitocomunista.ch/index.php?option=com_content&view=article&id=406:tesi-congressuali&catid=82:2013-10-29-06-01-26&Itemid=50) A riguardo, così si esprime Elke Kahr, dirigente comunista di Graz, del partito comunista austriaco (KPO) Come per l’insieme dei paesi europei, la situazione in Austria si sta deteriorando e Graz non fa eccezione. Ciò ha molto a che fare con la politica dell’Unione Europea, ma incidono anche le politiche a livello nazionale che promuovono costantemente piani di austerità e aumentano in tal modo la pressione sulla popolazione(…)Allo stesso tempo, chiediamo una redistribuzione delle ricchezze dei più fortunati verso i meno tutelati, e in particolare l’applicazione di un’imposta sui patrimoni (Austria:Elke Kahr la ribelle rossa di Graz, intervista rilasciata al settimanale Solidaire, organo del Partito del Lvoro Belga (Ptb)  http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/8171-austria-elke-kahr-la-ribelle-rossa-di-graz.html)

[xiv] Stato e nazione, Rivista Gramsci n.17 del Maggio 2012 : Un solo Stato di più Nazioni: il potere continentale della classe operaia e il Governo nazionale dei suoi alleati sottraggono la società dal vicolo cieco degli egoismi nazionalisti e costituiscono la Nuova Europa del lavoro e della democrazia.
Lo Stato sovietico sorto dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 non è stato l’inizio della costruzione del socialismo in un solo paese, ma in un grande Continente di 15 paesi e 100 nazionalità.
L’Urss (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) era lo Stato con il territorio più esteso del mondo (circa 23 milioni di Km2 quasi tre volte quello degli Usa e più del doppio di quello dell’Europa occidentale) e il terzo per popolazione (circa 280 milioni di abitanti)

[xv] Europa democratica socialista, Rivista Gramsci, n.22 del giugno 2013: Lo stesso Partito comunista, sorto nel 1898 a Minsk, fu concepito e fondato da Lenin come Partito continentale internazionale,così come quello di Gramsci nel 1921 era la sezione italiana della Terza Internazionale.

[xvi] ORSAA, Crisi del monopolismo, Rivista Gramsci, numero 19 del febbraio 2013 pag. 8; (…) Il Partito della classe operaia europea nascerà laddove più avanzata e concreta sarà l’unità d’azione tra i partiti comunisti e di sinistra esistenti in più nazioni.

[xvii] Antonio Gramsci, Due rivoluzioni, L’Ordine Nuovo del 3 luglio 1920: In Germania, in Austria, in Baviera, in Ucraina, in Ungheria si sono verificati questi svolgimenti storici; alla rivoluzione come atto distruttivo non è seguita la rivoluzione come processo ricostruttivo in senso comunista…L’esperienza delle rivoluzioni ha però mostrato come, dopo la Russia, tutte le altre rivoluzioni in due tempi siano fallite e il fallimento della seconda rivoluzione abbia piombato le classi operaie in uno stato di prostrazione e di avvilimento che ha permesso alla classe borghese di riorganizzarsi fortemente e di iniziare l’opera sistematica di schiacciamento delle avanguardie comuniste che tentavano ricostituirsi.

[xviii] Antonio Gramsci, Il partito comunista, L’Ordine Nuovo 8 ottobre 1920 (La sede del Congresso venne poi spostata a Livorno per ragioni di sicurezza: a Firenze già imperversavano i fascisti, mentre a Livorno i lavoratori tenevano ancora in pugno la situazione): Il Partito socialista, di giorno in giorno, con una rapidità fulminea, si decompone e va in isfacelo; le tendenze, in un brevissimo giro tempo, hanno già acquistato una nuova configurazione; messi di fronte alle responsabilità dell’azione storica e agli impegni assunti nell’aderire all’internazionale comunista, gli uomini e i gruppi si sono scompigliati, si sono spostati; l’equivoco centrista e opportunista ha guadagnato una parte della direzione del Partito, ha gettato il turbamento e la confusione nelle sezioni. ..I comunisti sinceri e disinteressati, sulla base delle tesi approvate dal II Congresso della III Internazionale, sulla base delle leale disciplina alla suprema autorità del movimento operaio mondiale, devono svolgere il lavoro necessario perché, nel più breve tempo possibile, sia costituita la frazione comunista del Partito socialista italiano, che, per il buon nome del proletariato italiano, deve, nel Congresso di Firenze, diventare, di nome e di fatto, Partito comunista italiano, sezione della III Internazionale comunista: perché la frazione comunista si costituisca con un apparecchio direttivo organico e fortemente centralizzato, con proprie articolazioni disciplinate in tutti gli ambienti dove lavora, si riunisce e lotta la classe operaia, con un complesso di servizi e di strumenti per il controllo, per l’azione, per la propaganda che la pongano in condizione di funzionare e di svilupparsi fin da oggi come un vero e proprio partito.

[xix] 7 documenti per contribuire a costruire il partito comunista fondato sul marxismo-leninismo creativo, La Via del Comunismo n.13 dell’aprile 2001, pag. 14:“….il Cmld’I, unendo i marxisti-leninisti in un forte telaio presente in tutti i filoni delle forze comuniste del paese, sorge per battere l’inerzia riformista e l’avventurismo trotkista, per impedire ulteriori divisioni dovute a fughe elettoraliste o settarie e per favorire un convergente processo di “cernita unitaria”, consistente nel trasformare i partiti revisionisti in difensori democratici degli interessi antimonopolisti delle classi alleate del proletariato e nel creare le condizioni per costruire un autentico partito comunista della classe operaia, fondato sul marxismo-leninismo creativo”.
l’Unità dei comunisti, La Via del Comunismo n.20 del settembre 2003,  pag.17: (…). Con profondo spirito autocritico, al di là delle prevedibili ostilità in contrate, ci sentiamo di dire che questo impegno disorganizzato ha impedito di legarsi intimamente con i compagni delle altre provenienze e con i lavoratori comunisti. Tutto ciò ha impedito di riversare appieno nel processo della Rifondazione il patrimonio unitario e positivo dell’esperienza dei marxisti- leninisti italiani. Soprattutto ha impedito loro di svolgere un efficace ruolo unitario, teso a superare le influenze negative del revisionismo, le cui correnti di destra e di “sinistra” sono nuovamente entrate in collisione producendo nell’autunno del 1998 una nuova e più profonda divisione dei comunisti. Dopo questa gravissima lacerazione che ha approfondito la divisione dei comunisti, i marxisti-leninisti più militanti del nostro paese svolsero, nella primavera del 2000, un esame critico ed autocritico costituendo il Comitato marxista-leninista d’Italia. Compito del Cmld’I è coordinare le esperienze dei marxisti-leninisti militanti nei diversi partiti e gruppi comunisti per svolgere un’agitazione politico ideale unitaria per un’attenta politica di unità dei comunisti. Gli ultimi cinquant’anni hanno dimostrato una delle tesi fondamentali del marxismo-leninismo e cioè il legame stretto e dialettico che deve intercorrere tra la lotta economica e la lotta politica della classe operaia. Quando ci si lascia lusingare dalle conquiste economiche, abbandonando la lotta per la presa del potere politico (o il mantenimento nei paesi socialisti), si ottengono avanzamenti economici temporanei che la borghesia si riprende (come sta avvenendo) una volta riconcentrato nelle sue mani tutto il potere politico. Per poter infliggere una sconfitta al proletariato e al so- cialismo, la borghesia ha puntato principalmente, appunto, sul sindacalismo e sullo spontaneismo, distogliendo la classe operaia dalla lotta politica e da una visione generale dei problemi dell’intera società. Uno dei compiti fondamentali del Cmld’I è quindi questa rieducazione politica: legame stretto tra la lotta sindacale e la lotta politica e riproporre una visione generale di tutti i problemi della società in difesa di tutte le classi oppresse dal monopolismo finanziario.(…)
Dopo l’ulteriore divisione dei comunisti italiani con l’uscita del Pdci dal Prc il Centro Lenin-Gramsci, nel corso del 1999, svolse una profonda riflessione sollecitata principalmente dal compagno Raffaele De Grada, con queste decisioni: 1) Il Centro Lenin-Gramsci (Clg) venne denominato Centro Gramsci di Educazione e di Cultura (Cge), ora Centro Gramsci di Educazione (Cge);
2) Nel suo seno, venne costituito il Cmld’I (Comitato marxista-leninista d’Italia), per la lotta per il partito e la presa del potere politico della classe operaia;
3) Al Cmld’I venne accollato il disavanzo di 34 milioni di lire del Clg e la tesoreria del Cge.
La costituzione del Cmld’I avvenne in tre riunioni svoltesi a Bologna il 9 gennaio, il 27 febbraio e il 29 aprile del 2000. Ad esse parteciparono: Ernesto Achilli, Lia Amato, Ennio Antonini, Aldo Bernardini, Angelo Cassinera, Piero De Sanctis, Ada Donno, Maurizio Nocera, Lorenzo Pace, Gianfranco Robustelli,  Pietro Scavo, Carlo Sforzini, Giuseppe Tiberio ed altri. All’ultima riunione non partecipò Aldo Bernardini.

Per approfondire:
Anno XIII N. 13 – Gennaio 2009 https://www.centrogramsci.it/documenti/pdf/17_scienza_socialismo.pdf
Rivista “Gramsci” Anno XV N. 15 – Gennaio 2011 https://www.centrogramsci.it/documenti/pdf/stato_operaio_eu.pdf

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