LA ROTTURA DELLA CATENA IMPERIALISTICA MONDIALE di Piero De Sanctis
Nel suo interessante articolo, apparso sul Fatto quotidiano del recente 4 maggio, lo storico e sociologo, Pino Arlacchi, riportando un parere dell’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti Henry Kissinger, scrive, a mo’ di distico: «essere nemici degli Stati Uniti può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale». «Nel caso dell’Europa odierna – seguita Arlacchi – la fatalità consiste nel suicidio impostole dagli Stati Uniti e culminato con la guerra in Ucraina, ma preparato e istigato da lungo tempo […] La sua prova generale sono state le due guerre mondiali del Novecento, e il percorso verso la soluzione finale è iniziato con il vassallaggio verso gli Usa instaurato dopo il 1945».
Se ieri, Marx, nell’analizzare le lotte di classe in Francia e Germania del 1848, partiva dall’esame della situazione economica di questo o di quel paese singolo (Inghilterra e Stati Uniti), oggi, le singole economie nazionali hanno cessate di essere delle singole unità sufficienti a sé stesse, sono diventate anelli di una catena unica che si chiama economia mondiale. Il vecchio capitalismo si è trasformato nell’imperialismo, cioè in un sistema mondiale di asservimento finanziario e dell’oppressione coloniale dell’enorme maggioranza della popolazione del globo, da parte di un pugno di paesi “progrediti”. Nel 1917, ricorda Lenin, la catena del fronte imperialistico era più debole in Russia che in altri paesi. Nel ’17 la Russia era un paese povero e arretrato, con un enorme debito finanziario nei confronti dell’imperialismo inglese e francese, e dominato dal ripugnante regime zarista contro il quale si batteva un forte movimento rivoluzionario operaio e contadino.
Oggi sono mature le condizioni oggettive per lo sviluppo di forti movimenti rivoluzionari in tutto il sistema dell’economia imperialistica mondiale, considerato come sistema unico, la cui catena si è spezzata nel punto più debole, cioè in Europa, dove l’imperialismo, gravido di contraddizioni, corruzione e di fallimenti finanziari, si è alleato con le forze più reazionarie europee del fascismo e del nazismo contro tutti i lavoratori; dove il cancro della corruzione ha raggiunto limiti inauditi e la ribellione popolare e il movimento operaio, ancorché non sufficientemente cosciente della propria funzione storica, si sviluppa ogni giorno di più. Con l’aggravarsi dei problemi relativi ai conflitti di classe, appare, sempre più chiaramente, che è superato il periodo del parlamentarismo come forma prevalente di lotta. I Parlamenti europei, come è noto a tutti, sono ormai dei gusci vuoti privi di qualsiasi potere, in cui le più importanti decisioni di politica economica, finanziaria e militare, sono prese altrove.
Il vassallaggio dei governi europei verso gli Usa, e la rottura con la Russia, ha permesso agli Stati Uniti di riportare la guerra in Europa (anello più debole) e di scaricare la propria crisi economica sulle spalle delle masse popolari europee. Le ultime previsioni del Fondo monetario dicono che il PIL della Ue rimarrà attorno allo 0% per almeno nei prossimi tre anni. È il nostro contributo all’aumento del PIL americano, il cui gas e petrolio, di qualità inferiore a quello russo, che ci viene venduto ad un prezzo 4-5 volte maggiore, ci costa la povertà di milioni di famiglie. Nel settembre del 2022, con la benedizione di Biden, viene distrutto il gasdotto Nord Stream, dando un colpo di grazia all’economia tedesca, assicurando così, agli Usa, il primo posto come esportatori di gas americano in Europa. Il tracollo industriale della Germania, della Francia e dell’Italia, nonostante le belle declamazioni sulle magnifiche sorti e progressive dell’Europa della Von der Leyen, è un fatto ormai inarrestabile, come ha certificato l’Alto Rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, quando ha candidamente ammesso, nell’ottobre del 2022, che quel mondo non c’è più. L’anello più debole della catena imperialistica si è rotta proprio in Europa.
Compito immediato di tutti i lavoratori europei, dagli operai alle organizzazioni dei contadini, dai partiti sinceramente di sinistra alle forze intellettuali democratiche, è quello di scendere in campo e manifestare per uscire dalla guerra e, per quanto riguarda l’Italia, per l’applicazione dell’articolo n. 11 della nostra grande Carta Costituzionale.
Teramo 22 maggio 2024