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ROMANIA    GEORGIA    MOLDAVIA di Piero De Sanctis

Tre nazioni che, non tanto tempo fa, appartenevano all’Unione Sovietica. Tre Stati che, affacciandosi sul Mar Nero, sono sempre stati considerati dai predoni imperialisti occidentali punti fondamentali strategici per il dominio sulla Russia. Sono tre nazioni indipendenti (che oggi confinano con la Federazione Russa) governati da coalizioni democratiche borghesi e che, ultimamente, hanno votato per il rinnovo dei rispettivi Parlamenti.

Nel nord-est della Romania, sulle sponde del Mar Nero, c’è la più grande base Nato dell’Europa, superiore a quella di Ramstein in Germania. Nella sua capitale, Bucarest, la Corte Costituzionale, con una manovra inaudita e antidemocratica, ha annullato il risultato elettorale favorevole al candidato filorusso Georgescu, dato vincente al 63%, sulla base di un rapporto  dei servizi segreti rumeni secondo il quale è stato violato il carattere equo e libero del voto.

In Georgia, stato che confina a nord-est con la Federazione Russa e a sud-est con lo stato dell’Azerbaijan, ricco di immense risorse petrolifere, se gli elettori non appoggiano i candidati graditi agli Usa e alla UE questi aizzano la piazza contro il Parlamento. Così è stato per le elezioni politiche del 26 ottobre scorso, quando il risultato delle elezioni ha dato per vincente, con il 54% contro il 37% un candidato filorusso.

In Moldavia, piccolo stato (circa cinque milioni di abitanti) già appartenuto alla Federazione Russa, incastrato tra l’Ucraina a nord e la Romania a sud, si è votato per il rinnovo del Parlamento il 30 novembre scorso. È uscito vincitore Alexandr Stoianoglo, ex procuratore, sostenuto da una coalizione dei socialisti filorussi. Ma il governo in carica ha annullato le elezioni per presunte ingerenze russe.

Questi ultimi tre esempi di golpe bianco, nel cuore dell’Europa, dimostrano, da una parte, il reale contenuto delle tanto decantate democrazie borghesi, nelle quali vincono solo i candidati graditi alla Casa Bianca e alla Nato e, dall’altro, lo stato di disfacimento dell’imperialismo occidentale. Le cosiddette democrazie occidentali, dagli Stati Uniti all’Europa, vivono oggi una fase di rovinosa decadenza economico-istituzionale, nonostante i loro numerosi sicofanti che continuano a definire “libere”, “uguali” e “democratiche” le loro elezioni politiche. Parlano di democrazia “pura”, di “diritti universali” degli uomini, mentre gli operai e tutti i lavoratori, vengono affamati, spogliati, condotti alla rovina e all’esaurimento, non solo dalla schiavitù salariata capitalistico-bancaria, ma anche dagli speculatori che si arricchiscono sempre più con le continue guerre di rapina. Per i capitalisti e i padroni del denaro è vantaggioso e necessario nascondere al popolo l’inganno che si cela sotto il concetto di democrazia “pura”, ovviamente svuotato del suo carattere di classe.

In Francia le sinistre vincono le elezioni, ma il “mega” presidente Macron si oppone alla formazione di un governo progressista di sinistra contribuendo così al lento e inevitabile tramonto della democrazia francese. In Italia, dove la grande borghesia monopolistica e il sistema bancario, hanno installato al potere la famiglia Meloni e parenti, la trasformazione in autarchia del nostro sistema democratico uscito dalla lotta di Resistenza contro il fascismo, appare nelle forme più chiare possibili. Ogni giorno si varano leggi contro la libertà d’espressione, di opinione, di protesta, mentre si depenalizzano i reati di truffa, di concussione, speculazione, ecc. I nove decimi della stampa appartengono alla grande industria e alle banche che guidano e indirizzano la politica del governo secondo i loro fini.

HIC  SUNT  LEONES

Teramo  10 dicembre 2024

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