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C O L L E T T I V O     D I     F A B B R I C A di Piero De Sanctis

La genialità organizzativa della lotta operaia torna, in questi ultimi mesi, ad occupare le prime pagine dei giornali, allorché gli operai della fabbrica Gkn, abbandonata da un giorno all’altro dai padroni del fondo Melrose, hanno occupato la fabbrica, gestendola in proprio con la costituzione di un COLLETTIVO DI FABBRICA.

«È una scintilla che può incendiare tutta la prateria». Sono decine e decine le imprese che, riacquistate da parte dei lavoratori, funzionano perfettamente, senza il padrone, nonostante gli intralci burocratici e i mancati finanziamenti da parte del governo. L’antesignano celebre Consiglio di fabbrica di gramsciana memoria, si è trasformato nell’attuale Collettivo di fabbrica che ne è il degno successore.

Nel lunghissimo processo storico che li separa, l’imperialismo del tempo di Gramsci, responsabile della Prima guerra mondiale, si è trasformato nel nuovo e più potente imperialismo occidentale acuendo ulteriormente tutte le sue contraddizioni fondamentali. Il processo di concentrazione industriale-finanziario ha assunto aspetti mostruosi, come dimostrano sia la fusione delle maggiori case automobilistiche europee e americane e l’unione dei colossi bancari che dominano i flussi di denaro in circolazione nel mondo, sia l’unione delle maggiori industrie aeronautiche, inglesi, giapponesi e italiane. La lotta sempre più feroce per l’accaparramento delle fonti di materie prime da parte dell’oligarchia finanziaria dell’imperialismo di Stato, prepara il terreno per una nuova guerra mondiale.

Le grandi manifestazioni popolari e gli scioperi sindacali degli operai contro i licenziamenti, i bassi salari, lo sfruttamento bestiale di fabbrica e la povertà dilagante, che hanno fatto tremare, in questi ultimi mesi, il governo Meloni e lo Stato, non sono state, tuttavia, tanto incisive, quanto la costituzione del: Collettivo di fabbrica.  La prima – dice Gramsci, nel suo articolo del giugno del 1920 – «non abbraccia e non può abbracciare tutto il molteplice pullulare di forze rivoluzionarie che il capitalismo scatena nel suo procedere implacabile di macchina di sfruttamento … Il processo rivoluzionario si attua nel campo della produzione, nella fabbrica, dove i rapporti sono da oppressore a oppresso, da sfruttatore a sfruttato, dove non esiste libertà per l’operaio, dove non esiste democrazia; il processo rivoluzionario si attua dove l’operaio è nulla e vuol diventare tutto, dove il potere del proprietario è illimitato, è potere di vita e di morte sull’operaio, sulla donna dell’operaio, sui figli dell’operaio».

Il processo rivoluzionario «avviene sotterraneamente, nell’oscurità della fabbrica e nell’oscurità della coscienza delle moltitudini che il capitalismo assoggetta alle sue leggi», processo la cui conclusione fu espressa da Marx in forma lapidaria: «ben scavata vecchia talpa!».

È per questo che la nascita di oggi del Collettivo di fabbrica, come ieri di quella dei Consigli di fabbrica, rappresenta un grande evento storico. «Rappresenta l’inizio di una nuova era – dice Gramsci – nella storia del genere umano».

 

Teramo 29 dicembre 2024

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