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L’IMMINENTE CATASTROFE EUROPEA di Piero De Sanctis

Bisogna essere irrimediabilmente ciechi per non vedere il disegno dell’imperialismo di Stato americano della distruzione dell’Europa, nata dalla lotta dei popoli europei contro il nazifascismo per la democrazia e lo stato sociale. Bisogna essere incredibilmente ingenui per non comprendere da dove provenga e con quali mezzi venga portato avanti questo disegno di disgregazione dell’Europa, da parte dei banchieri e dei capitalisti americani, i più ricchi del mondo.

È trascorso, ormai più di un quarto di secolo, durante il quale l’Europa si è dissanguata economicamente per sostenere le varie guerre di aggressione americane contro i popoli europei e del Medioriente. La distruzione del nostro sistema industriale e manifatturiero, l’impoverimento dei nostri approvvigionamenti delle fonti energetiche, la riduzione dei consumi e la povertà delle popolazioni sulle cui spalle pesa l’enorme debito pubblico, ormai più del doppio del Pil, non sono altro che aspetti della distruzione a danno dell’Europa. Distruzione alla quale hanno partecipato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, Mario Draghi e adesso il nostro governo fascista della Meloni, che hanno dato il consenso a pazzesche spese militari pro Nato.

Gli Stati europei (vasi di coccio insieme a vasi di ferro), prima sono stati schiacciati dal peso delle calamità della guerra ucraina condotta per conto degli Stati Uniti, poi da questi abbandonati e sottoposti ad una guerra commerciale senza precedenti, sono finiti in un cul-de-sac, senza via d’uscita e totalmente impoveriti.

Eppure, sappiamo e vediamo scorrere fiumi di miliardi dalle principali banche armate europee che con la produzione e la vendita delle armi hanno realizzato superprofitti. Nell’ultima relazione dell’export del 2023 si legge che la vendita all’estero di armi prodotte in Italia e autorizzate dal governo, ha raggiunto i 6,31 miliardi di euro il 20% in più rispetto al 2022. Somme intestate alla lista Unicredit e Intesa San Paolo.

Non a caso, in questi giorni, per l’esattezza il 5 febbraio scorso, La Pontificia Accademia delle scienze sociali, ha indetto un Convegno, sotto la Presidenza del Segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, durante il quale si è discusso di un’alleanza globale contro i super ricchi. Erano presenti numerosi studiosi a partire dal premio Nobel Stiglitz, l’economista Gabriel Zucman, il Presidente del Brasile Lula de Silva e il premier spagnolo Pedro S’ancheez.

Il Convegno, nel complesso positivo, ha colto due dei temi fondamentali del momento storico attuale, da una parte quello della grande diseguaglianza e della povertà dilagante, e dall’altra, l’accumulo di montagne di plusvalore, non riuscendo però, ad indicare nessuna strada nuova, se non quella di una larvata «denuncia morale», poiché, hanno sostenuto i diversi oratoti, evadere le tasse è una «questione di moralità» (Forse sarebbe stato bene ricordare a Stiglitz che anche nell’antica Roma era sommamente riprovevole per i patrizi non pagare le tasse). Nessun intervento è stato dedicato all’analisi della crisi europea, alla corsa al riarmo, alle pazzesche spese militari, dal 3% al 5% del Pil. Altro che pace!

Nondimeno sarebbe stato sufficiente che qualche personalità, presente al Convegno, avesse posto il problema che solo unendo le classi oppresse e sfruttate in una unica lotta, sarebbe possibile controllare i superprofitti e il loro occultamento. Ciò avrebbe dato al Congegno stesso un tono di serio approfondimento scientifico. Ma nessuno lo ha fatto! Nel Convegno nessuno ha osato minacciare i privilegi delle grandi banche, proponendo provvedimenti seri di controllo dello Stato democratico, senza i quali i padroni del denaro non si sottometteranno mai a nessun controllo.

Nel mini-vertice europeo, di domenica scorsa a Parigi, convocato d’urgenza dal Presidente francese Macron, gli otto membri dell’UE (su 27), chiamati a discutere sul futuro dell’Europa, hanno solo potuto constatare di essere divisi su tutto.

Ecco, dunque, la prova provata della catastrofe imminente.

 

Teramo 18 febbraio 2025

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