LOTTA PER IL SOCIALISMO di Piero De Sanctis
Mentre in questi giorni stanno per concludersi le trattative di resa dell’Ucraina, distrutta materialmente e militarmente, dalle forze della Federazione Russa, in Europa, i 27 governi disuniti strologano su piani di guerra e di riarmo contro la Russia, assecondando i voleri e gli indirizzi delle grandi multinazionali delle armi e delle oligarchie finanziarie degli Stati Uniti. Guerra che difficilmente potrà attuarsi considerato l’enorme dislivello di armamenti tra la Russia e l’Europa. Resta comunque in piedi la possibilità, e ciò è la cosa più probabile, che il riarmo europeo debba servire a reprimere eventuali movimenti rivoluzionari nel suo interno, causati dal suo stato di crisi profonda.
Ottocento miliardi di euro saranno cavati dal sangue del popolo europeo per andare immediatamente nelle tasche dei signori della guerra. Ancora una volta la febbre degli armamenti ha invaso le menti dei governanti europei. Ancora una volta, come nella prima guerra mondiale, i nuovi partiti socialdemocratici europei, dominati da un tenace opportunismo, hanno votato i crediti di guerra, inconsci di aver dato un ultimo assalto a ciò che resta del nostro sistema democratico europeo. Ancora una volta, tutte le guerre scatenate nel mondo dall’imperialismo americano, da settant’anni a questa parte, attraverso colossali campagne di stampa, televisive e radiofoniche, vengono presentate, ingannando i popoli, come guerre progressive, in difesa della patria e di liberazione nazionale.
Oggi, nelle nuove condizioni create dalla fusione dell’imperialismo americano con la potenza militare della Nato, il governo plutocratico di Trump cerca di espandersi conquistando nuovi territori, nuove fonti di materie prime e, nel contempo, di distruggere, all’interno della società americana, ogni forma di opposizione e di pensiero critico. Che l’imperialismo fosse in contraddizione con il concetto di democrazia, è cosa nota per chi ha appreso i rudimenti del pensiero scientifico marxista.
Già Engels, in proposito, diceva: «la repubblica democratica non concepisce più affatto le differenze di possesso (tra ricchi e poveri, ndr.). In essa la ricchezza esercita il suo potere indirettamente, ma in maniera tanto più sicura. Da una parte nella forma di corruzione diretta dei funzionari, della quale l’America è il modello classico, dall’altra nella forma di alleanza tra governo e borsa». L’attualità di questa sintesi engelsiana della società americana di ieri, ci appare, oggi, come una delle più grandi previsioni scientifiche delle società capitalistiche moderne.
Nel suo libro del 1970, Manuale di economia politica l’economista Antonio Pesenti scrive: «Il capitalismo monopolistico di Stato trova così la sua origine, come istituto permanente, come elemento necessario della struttura capitalistica attuale, proprio nel gravissimo accrescersi delle contraddizioni e nelle difficoltà nel processo di valorizzazione del capitale considerato nel suo insieme … La formazione del capitalismo monopolistico di Stato è stata determinata non solo da fattori endogeni, propri del processo di riproduzione, ma anche da fattori esogeni, tra i quali, al primo posto, possiamo annoverare il successo dei paesi socialisti in competizione col capitalismo, l’inasprimento delle contraddizioni tra lavoro e capitale, il rafforzamento del movimento operaio e la vittoria delle lotte nazionali democratiche sulla base della loro unione con la forza decisiva della nostra epoca: il socialismo mondiale».
Tutte le guerre scatenate nel mondo dall’imperialismo, dal 1915 fino ai nostri giorni, sono state sempre presentate, ingannando i popoli, come guerre progressive in difesa della patria, di liberazione nazionale, celando il vero carattere di classe: l’attacco al socialismo. «La storia non segna il passo neanche nei periodi di controrivoluzione», insegna Lenin. Il nuovo imperialismo di Stato è l’ultimo stadio di un ordinamento sociale basato sullo sfruttamento del lavoro operaio, sulla distruzione dello stato sociale e della democrazia.
La carneficina attuale dei popoli mediorientali non è altro che la continuazione della carneficina della Seconda guerra mondiale. La guerra di Trump non è altro che la continuazione della guerra di Biden, sotto nuove forme. È la conferma che l’imperialismo di Stato, non solo ha perso il dominio del mondo, ma esso stesso, suo malgrado, ha creato le premesse materiali per il socialismo.
Teramo 15 marzo 2025